“Nella legge di Bilancio 2023, il Governo ha inserito una rinnovata operazione di ‘saldo e stralcio’ o ‘pace contributiva’: la cancellazione automatica di debiti erariali e contributivi accumulati da cittadini ed imprenditori. Nel recente passato però, un provvedimento del tutto similare, contenuto nell’articolo 4 del Decreto Legge 23 ottobre 218, n. 119, ha messo in crisi tanti lavoratori autonomi ed in particolare quelli del comparto agricolo: Coltivatori Diretti ed Imprenditori Agricoli Professionali.
Il problema si pone per quei soggetti che hanno accumulato un debito contributivo nei confronti dell’Inps, che spesso ammonta a poche decine o centinaia di euro. Debiti che molto spesso sono dovuti ad una pura dimenticanza o per banali errori in fase di quantificazione dell’importo dovuto.
Con il rinnovato provvedimento normativo, quei lavoratori si vedranno stralciare automaticamente il debito e con esso, altrettanto automaticamente, uno o più anni di contributi. Lo stesso problema si è posto anche per chi aveva in corso una rateizzazione del debito: le rate rimaste da pagare sono state stralciate e quei coltivatori diretti o Iap hanno perso anni di contributi. In sintesi, non gli viene fatto un favore, ma un enorme danno.
Questo perché i contributi Inps di quei lavoratori autonomi non sono ‘frazionabili’: se per un qualunque problema o per una dimenticanza non hanno versato l’intero importo, anche se la differenza ammonta a pochi euro rispetto a quanto richiesto dall’Inps, un intero anno contributi non viene accreditato. In moltissimi casi poi, al momento della liquidazione della pensione l’Inps non intercetta immediatamente il problema, per cui prima la liquida, poi la recupera.
In passato l’Inps, su sollecitazione della Cia Agricoltori Italiani, aveva richiesto al Ministero del Lavoro un intervento che salvaguardasse i suddetti lavoratori autonomi, ma senza ottenere nulla. La risoluzione del problema sarebbe semplice: condizionare l’accettazione dell’interessato al saldo e stralcio. Accettazione consapevole, espressa magari, od anche tacita ma in un dato tempo, magari solo per quei casi ove il debito in pendenza di cancellazione sia di natura contributiva, oppure che riguardi i lavoratori autonomi. Soluzione che non cambierebbe la portata dell’intervento, salvando i diritti di molti cittadini.
Inoltre si potrebbe pensare al ‘recupero dei periodi pregressi’ gestiti con il provvedimento del 2018, magari consentendo all’interessato, sulla falsa riga dei contributi volontari, di richiedere e provvedere al versamento dell’importo a debito a suo tempo stralciato. Piccole attenzioni quindi, ma importantissime per una platea di cittadini, che esercitano quella che un tempo era affermata e statisticamente viene a tutt’oggi rilevata, attività primaria”. Lo spiega in una nota Nicola Antonio Sichetti, presidente di Caf-Cia, centri di assistenza fiscale di Cia Agricoltori Italiani.