Via libera in commissione Finanze all’emendamento che sintetizza le proposte di vari gruppi di maggioranza e opposizione. Per i crediti fiscali utilizzati indebitamente da marzo 2020 la sanzione non sarà più di mille euro ma del 5% per importi fino a 5mila euro e 250 euro per importi superiori a 5 mila euro
di Marco Mobili e Giovanni Parente
2′ di lettura
Si allenta la sanzione sulle indebite compensazioni. Con un emendamento approvato in commissione Finanze alla Camera (dove è in corso l’esame del decreto fiscale) e frutto della riformulazione tra le proposte di vari gruppi si riduce la penalità dai mille euro previsti dall’attuale versione del provvedimento (articolo 3) in un meccanismo che di fatto rende la sanzione massima applicabile sempre in 250 euro.
In pratica, fino a 5mila euro di crediti utilizzati in compensazione e ritenuti non spettanti o inesistenti dalle Entrate si applicherà una sanzione proporzionale del 5% mentre oltre i 5mila euro la sanzione resterà fissa a 250 euro. Ma non è la sola novità, perché la disciplina dei Pir a partire da quelli costituiti nel 2020 va verso un cambio di rotta rispetto alla strategia perseguita dalla legge di Bilancio 2019 che ha portato a un calo della raccolta che potrebbe arrivare a 700 milioni di euro entro fine anno. La partita si deciderà il voto in commissione Finanze previsto per lunedì 25 novembre.
Sanzione ridotta sulle compensazioni
La nuova sanzione sulle compensazioni prevista per le deleghe di pagamento presentate da marzo 2020 punta a chiudere il cerchio con la misura in vigore da fine ottobre dello scorso anno che consente alle Entrate di mettere in stand by per trenta giorni le compensazioni ritenute a rischio e di bloccarle. Di fatto, a quel punto il versamento non si considera effettuato e il decreto fiscale introduce una sanzione ad hoc che nel testo attuale è di mille euro. Ma, anche sul pressing delle richieste arrivate da professionisti e categorie produttive in audizione, la commissione Finanze ha ridotto l’impatto della sanzione, stabilendo che fino a 5mila euro si applica una percentuale del 5% e oltre invece scatta quella fissa di 250 euro.
Pir: nuove regole dal 2020
Come spiega Sestino Giacomoni di Forza Italia, primo firmatario dell’emendamento riformulato da Governo e maggioranza, dal 1° gennaio 2020 si dice addio di fatto ai Pir 2.0 che con i loro paletti e vincoli, hanno fatto crollare la raccolta nel 2019. In sostanza, con il correttivo depositato in Commissione finanze e che sarà votato lunedì 25 novembre alla ripresa dei lavori sul decreto fiscale collegato alla manovra, un 5% di quel 30% destinato agli investimenti in economia relae dovrà essere obbligatoriamente indirizzato verso le piccole e piccolissime imprese diverse da quelle inserite nell’indice FtseMib e Fitse Mid della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati. Stop dunque, sottolinea Giacomoni, agli investimenti in wenture capital.
Casse di previdenza e fondi pensione
Novità in arivo anche per gli investimenti in Pir da parte delle casse di previdenza e Fondi pensione. Con una norma ad hoc, inserita sempre nell’emendamento Giacomini riformulato, sia le Casse che i Fondi pensione potranno investire in più piani individuali di risparmio pur sempre nel limite del 10 per cento. Salta dunque il vincolo dell’unicità dell’investimento in Pir.