Per spuntare nuova flessibilità occorrerà fornire precisi impegni sul programma di riforme e di interventi per spingere la crescita
di Dino Pesole
Il programma M5S-Pd, dal salario minimo allo stop agli aumenti Iva
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L’apertura di credito che Bruxelles sembra disposta a concedere al nascituro governo giallo/rosso non sarà “a prescindere”. In sostanza, se come sembra probabile con la prossima manovra di bilancio sarà possibile spuntare nuova flessibilità (le cifre in ballo parlano di circa 10 miliardi per il 2020), a fronte del maggior deficit che ne deriverà (si va verso il 2,2% del Pil rispetto a un tendenziale dell’1,6-1,7% che però sconta l’aumento dell’Iva) occorrerà fornire precisi impegni sul programma di riforme e di interventi per spingere la crescita.
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Impegni precisi già a fine mese. E il primo, fondamentale appuntamento è fissato a fine mese con l’approvazione della Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza. Per il nuovo (se nascerà) governo valgono le raccomandazioni che la Commissione europea ha rivolto al nostro paese al vecchio governo, nel decidere di non aprire lo scorso 3 luglio la ventilata procedura di infrazione per violazione della regola del debito. Fondamentale è stata la decisione assunta dal governo di approvare di fatto una correzione in corso d’opera di circa 8 miliardi, utile a ricondurre il deficit verso il target programmato del 2% del Pil.
«Avevamo posto tre condizioni – ha osservato in quella occasione il commissario agli affari economici Pierre Moscovici – dovevamo compensare lo scarto per il 2018, quello del 2019 dello 0,3% e ottenere garanzie sul bilancio 2020. Il Governo ha approvato un pacchetto che risponde alle nostre tre condizioni e quindi la procedura per debito non è più giustificata». Il confronto però è stato rinviato all’autunno, e resta in piedi la richiesta di Bruxelles di un aggiustamento strutturale per il 2020 pari allo 0,6% del Pil.
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I conti della previdenza nel mirino. Decisive saranno le misure che il nuovo governo deciderà di inserire in manovra sul versante della previdenza. Stando alle valutazioni della Commissione Ue è proprio il capitolo delle pensioni (soprattutto dopo l’avvio di quota 100) a destare preoccupazioni. Le misure sul pensionamento anticipato ora all’esame dei tecnici dell’Economia in previsione di possibili revisioni, comportano secondo i calcoli di Bruxelles incrementi di spesa nel 2019 dello 0,3% del Pil, e rischiano di minare la sostenibilità del debito pubblico nel medio/lungo periodo.
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