Le posizioni nel Governo e nelle opposizioni
Basterebbe per superare anche le riserve politiche di casa nostra? Questo è un passaggio decisivo, poiché dal governo il Movimento Cinque stelle continua a sollevare perplessità se non aperta ostilità a un utilizzo del Mes sotto qualsivoglia natura, per non parlare dell’opposizione pronta a opporsi con determinazione al solo evocare il ricorso al Fondo salva Stati. Si tratta in realtà di pregiudiziali esclusivamente politiche, che potrebbero essere agevolmente superate qualora l’intesa in sede di Eurogruppo e poi di Consiglio UE virasse verso una soluzione a più strumenti: oltre al Mes dovrebbe scendere in campo anche la Bei con un nutrito pacchetto di sostegno alle piccole e medie imprese che metta in campo risorse aggiuntive ai 40 miliardi già resi disponibili), e nel pacchetto potrebbero rientrare anche forme di condivisione del debito come il Recovery Fund proposto dalla Francia. In linea con quanto propone la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, si dovrebbe altresì ricorrere al bilancio comunitario rafforzato nella sua dotazione (che al momento equivale all’1% del Pil europeo). Il tutto all’interno di quell’European Recovery and Reinvestment Plan (una sorta di nuovo Piano Marshall) proposto dall’Italia che dovrebbe indicare la rotta per l’economia europea del dopo crisi. Questo set di strumenti, agendo in contemporanea con il bazooka da 750 miliardi messo in campo dalla Bce sotto forma di acquisto dei bond sovrani sul mercato secondario, sarebbe in grado di ergere una rete di protezione di tutto rispetto sull’intera Europa.
Per l’intesa politica serve l’unanimità
Passaggio non da poco, perché in caso di crisi finanziaria, qualora il debito pubblico del paese in questione fosse giudicato insostenibile (è stato il caso della Grecia) oppure a rischio di sostenibilità (potrebbe essere il caso dell’Italia) nuove e più pressanti condizioni potrebbero essere chieste a quel paese per accedere agli aiuti del Fondo salva-Stati. Nel testo ora all’esame dei Capi di Stato e di governo (non è escluso un rinvio a dicembre), si prevedono diversi altri passaggi altrettanto rilevanti. L’accordo politico a livello di tutti i capi di Stato e di governo è fondamentale: trattandosi di una modifica a un Trattato occorre l’unanimità, e in ogni caso poi il testo deve essere sottoposto all’approvazione dei Parlamenti nazionali. Ad esempio, è previsto un ruolo rafforzato per il direttore generale del Mes che nel valutare se sussistano le condizioni per concedere un aiuto finanziario a un paese in difficoltà opera di concerto con la Commissione. Rispetto al testo in vigore in cui è comunque prevista una valutazione preventiva sulla sostenibilità del debito pubblico, ora la procedura diviene ancor più stringente soprattutto in merito all’effettiva possibilità che il prestito concesso dal Fondo salva Stati possa essere onorato in tempi ragionevoli. Sarà il Direttore generale a proporre al Consiglio dei governatori la concessione del sostegno allo Stato che ne faccia richiesta, e a negoziare con insieme alla Commissione europea il memorandum of understanding che precisa le condizioni contenute nel dispositivo di assistenza finanziario.
La verifica sui criteri di ammissibilità al prestito
I Paesi che fruiscono del sostegno finanziario del Mes, oltre a garantire la sostenibilità del proprio debito pubblico, devono poi passare attraverso un check semestrale che valuti il rispetto dei “criteri di ammissibilità” al prestito. Sullo sfondo (ma su questo punto l’opposizione del governo italiano pare scontata), resta il rischio di operazioni di “ristrutturazione del debito”, non espressamente richiamate nel testo delle modifiche al Mes, ma possibili in linea teorica in presenza di condizionalità precise e valutazioni negative sulla sostenibilità dello stesso debito.
I rischi connessi alle modifiche del Mes
Non è un caso se il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco ha invitato a gestire con la massima attenzione le modifiche al Meccanismo europeo di stabilità, che può comportare «rischi enormi». I «piccoli e incerti benefici di una ristrutturazione del debito devono essere ponderati rispetto all’enorme rischio che il mero annuncio di una sua introduzione possa innescare una spirale perversa di aspettative di default. Dovremmo tutti tenere a mente le terribili conseguenze dell’annuncio del coinvolgimento del settore privato nella risoluzione della crisi greca dopo il vertice di Deauville a fine 2010».
Per approfondire:
● Bilancio, debito, aiuti di Stato: come cambia l’Europa al tempo del virus
● Coronavirus, Bruxelles sospende il Patto di stabilità