Incentivi in Veneto con la legge regionale: per Coldiretti la nuova frontiera è la cannabis light, sul tavolo una proposta volta a promuovere e sostenere la filiera per incrementare la coltivazione di questa pianta su tutto il territorio
Il boom della canapa in Italia interessa soprattutto il Veneto, per questo i giovani imprenditori di Coldiretti hanno partecipato oggi al meeting su “La new canapa economy” organizzato al Seeds&Chips 2018 di Milano, dove sono state presentate le esperienze innovative con produzioni che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a semi, fiori per tisane, pasta, biscotti e cosmetici.
“Sul versante normativo – spiega Alex Vantini delegato degli under 30 – Coldiretti ha promosso presso il Consiglio regionale una proposta di legge volta a promuovere e sostenere la filiera per incrementare la coltivazione di questa pianta su tutto il territorio. Il testo dopo il passaggio in terza commissione dovrà essere discusso in audizione per correzioni e migliorie. Rilevante – sostiene Vantini – il fatto che si intende sostenere anche economicamente la produzione e trasformazione della canapa locale attivando ad esempio progetti pilota in ambito dal forte valore ambientale e studi di fattibilità prevedendo una meccanizzazione ad hoc per agevolare le imprese nella raccolta del prodotto”.
La nuova frontiera a cui pensa Coldiretti è però la cannabis light con la coltivazione e vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo (Thc) che potrebbe sviluppare un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro.
Il consenso verso questa coltura nasce dall’approvazione della legge numero 242 del 2 dicembre 2016 recante “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” che ha disciplinato il settore.
Con la nuova norma non è, infatti, più necessaria alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di Thc al massimo dello 0,2 per cento, fatto salvo l’obbligo di conservare per almeno dodici mesi i cartellini delle sementi utilizzate. La percentuale di Thc nelle piante analizzate potrà inoltre oscillare dallo 0,2 per cemto allo 0,6 per cento senza comportare alcun problema per l’agricoltore.
“Al momento risulta consentita – precisa Coldiretti – solo la coltivazione delle varietà ammesse, l’uso industriale della biomassa, nonché la produzione per scopo ornamentale, mentre per la destinazione alimentare possono essere commercializzati esclusivamente i semi in quanto privi del principio psicotropo (Thc). Resta il divieto di utilizzo di foglie e fiori di canapa per scopo alimentare”.
“Un discorso a parte riguarda la coltivazione della cannabis a uso terapeutico, che potrebbe generare un giro di affari di 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro, riducendo al contempo la dipendenza dall’estero. Attualmente la “marijuana di Stato” è prodotta nello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, dove si punta peraltro ad aumentare la produzione, passando dagli attuali 100 chilogrammi l’anno a circa 300″.
“Si tratta in realtà – rileva Coldiretti – di un ritorno per una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica). Il declino è arrivato per la progressiva industrializzazione che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un’ ombra su questa pianta”.
“ll Governo italiano nel 1961 sottoscriveva una convenzione internazionale chiamata “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” (seguita da quelle del 1971 e del 1988), in cui – conclude Coldiretti – la canapa sarebbe dovuta sparire dal mondo entro 25 anni dalla sua entrata in vigore mentre nel 1975 esce la “legge Cossiga” contro gli stupefacenti, e negli anni successivi gli ultimi ettari coltivati a canapa scompaiono”.