In Italia più di 17 milioni di persone sono a rischio povertà ed esclusione sociale. E in questo numero sono compresi anche quelli che un lavoro ce l’hanno. Infatti il 12,2% degli occupati non ha un reddito sufficiente. E oltre 5 milioni sono in povertà assoluta, con una notevole incidenza (12%) di bambini. Lo attesta il rapporto Istat Sdgs (Sustainable Development Goals) sui 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu, di cui si è parlato in occasione dell’evento Asvis “Sconfiggere la povertà, ridurre le disuguaglianze”, uno degli appuntamenti nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile, organizzato da Asvis e dal Forum disuguaglianze e diversità.
Giovannini: sviluppo sostenibile in Costituzione
Per Enrico Giovannini, economista e portavoce dell’Asvis, «è ora di dotarsi di una governance che orienti le politiche allo sviluppo sostenibile, si è perso già troppo tempo. Oltre all’immediata adozione di interventi specifici in grado di farci recuperare il tempo perduto sul piano delle politiche economiche, sociali e ambientali, l’Asvis chiede al presidente del Consiglio di attivare subito la Commissione nazionale per l’attuazione della strategia per lo sviluppo sostenibile, di trasformare il Cipe in Comitato interministeriale per lo sviluppo sostenibile e di avviare il dibattito parlamentare sulla proposta di legge per introdurre il principio dello sviluppo sostenibile in Costituzione, al fine di garantire un futuro a questa e alle prossime generazioni».
Le disuguaglianze
A fronte di questi dati sulla povertà tra il 1996 e il 2016 la quota di ricchezza dell’1% più ricco della popolazione adulta è passata dal 18% al 25%, quella dei 5mila adulti più ricchi è salita dal 2% al 7%. Si registrano profonde ingiustizie sociali nell’accesso a servizi fondamentali di qualità e nel riconoscimento dei propri valori e del proprio ruolo. I dati parlano chiaro: vincono allarme sociale e disuguaglianze, e forti divari territoriali.
Le situazioni peggiori in Sicilia, Calabria e Campania
La situazione peggiore si registra in Sicilia, Calabria e Campania. La quota di persone in cerca di occupazione sulla popolazione attiva ammonta al 6,0% nella ripartizione nord-orientale, al 7,0% in quella nord-occidentale, al 9,4% nel Centro e al 18,4% nel Mezzogiorno.
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Dieci obiettivi in miglioramento
Per 10 su 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu nel 2017, l’Italia mostra segni di miglioramento in dieci aree: povertà (Goal 1), salute (Goal 3), uguaglianza di genere (Goal 5), condizione economica e occupazionale (Goal 8), innovazione (Goal 9), disuguaglianze (Goal 10), condizioni delle città (Goal 11), modelli sostenibili di produzione e di consumo (Goal 12), qualità della governance, pace, giustizia e istituzioni solide (Goal 16), cooperazione internazionale (Goal 17).
Dove peggiora
Per quattro aree, invece, la situazione del 2017 è peggiore rispetto al 2016: alimentazione e agricoltura sostenibile (Goal 2), acqua e strutture igienico-sanitarie (Goal 6), sistema energetico (Goal 7), condizioni degli ecosistemi terrestri (Goal 15).
Situazione invariata per due goal
La condizione appare invariata per due Goal, educazione (Goal 4) e lotta al cambiamento climatico (Goal 13), mentre per il Goal 14 (Flora e fauna acquatica) non è stato possibile stimare il dato relativo al 2017 a causa della mancanza di dati aggiornati.
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