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Gli euroinomani: quelli che si ostinano a dire che l’euro ha salvato l’Italia

Come dire a uno che hai investito con il suv, prima che muoia: se ti ammalavi di cancro era peggio. Il saggio illuminante di Alessandro Montanari. La storia di Tajani, l’uomo che ha convinto Berlusconi a porgere l’altra guancia alla Merkel

Diego Fusaro per ilfattoquotidiano.it

E poi vi sono gli ‘euroinomani’. Sono coloro i quali non riescono a vivere senza l’euro, l’Unione Europea e la Banca Centrale. Nell’odierno scenario di genocidio finanziario e di usurocrazia bancaria, gli euroinomani continuano a ripetere il mantra del ‘ci vuole più Europa’, che è l’analogo del ‘ne voglio ancora’ tipico dei tossicodipendenti. Se il male è – difficile negarlo – l’Europa dell’euro e delle banche (cioè l’unica Europa oggi esistente!), dire ‘ci vuole più Europa’ è, in effetti, l’equivalente del dire, di fronte alle tragedie del tossico, ‘ci vuole più droga’.

La definizione di ‘euroinomani‘ la devo a un amico vero, il coraggioso giornalista Alessandro Montanari. Discutere con gli euroinomani è impossibile: non tanto in nome dell’adagio scolastico per cui ‘contra negantem principia non est disputandum’, quanto piuttosto per il fatto che, in ragione della loro assuefazione, essi non riescono a concepire un mondo senza l’euro e senza la Banca Centrale. Ne segue un paradosso evidente, che è sotto gli occhi di tutti: le tragedie annunciate dagli euroinomani come inevitabili qualora si uscisse dall’euro (miseria, impoverimento, conflitti, violenza, ecc.), si stanno tutte puntualmente realizzando permanendo nel sistema eurocratico. La Grecia ne è un esempio, un tragicissimo esempio.

Così com’è, l’Europa esiste unicamente come asservimento dei popoli e come dittatura della finanza: e questo nel quadro di un perverso sistema in cui a decidere non sono parlamenti e popoli sovrani, ma banchieri e finanza, in una oscena oligarchia che non pensa ma solo calcola, ai danni del pianeta e dei popoli. Il sogno di Kant è sostituito dall’incubo dell’eurocrazia: pensare di pervenire al primo senza uscire dal secondo è un errore clamoroso, purtroppo largamente egemonico nell’odierno panorama culturale e politico.

Per imporre la schiavitù, il sistema moderno – scriveva il poeta Ezra Pound – utilizza il debito: il debitore finisce per essere asservito al creditore, secondo un nesso di schiavitù puramente economico-finanziario. L’usura ‘offende divina bontade’, scrive Dante nella Commedia (“Inferno”, XI, vv. 95-96). E la Grecia si sta ribellando contro l’usura del capitale finanziario.
Contro l’usura furono Dante e Aristotele, Tommaso e Marx, Platone e Pound. E noi dovremmo accettare l’usura perché ‘ce lo chiede l’Europa’ e lo vuole la signora Merkel?

Per tornare alla metaforica della droga e degli euroinomani, si tratta di eliminare la droga (non di intensificare le dosi col “ci vuole più Europa”!), nel nostro caso di uscire dal folle progetto eurocratico, tornare alla sovranità nazionale democratica (la Grecia di Tsipras ci sta arrivando?) e, da lì, perseguire forme di comunità alternative, sempre basate sul riconoscimento tra liberi e uguali. La vera Europa realizzata sarebbe quella in cui la Grecia e la Germania stessero tra loro come soggetti liberi e uguali e non, come oggi avviene, come un servo (la Grecia) e un signore (la Germania), secondo una asimmetria fondata su nessi economici.

La vera Europa – di cui l’odierna è la perversa negazione – è un’Europa plurale, di popoli liberi e sovrani, con le loro lingue e le loro tradizioni, in cui a decidere sia il popolo e non l’economia, gli uomini in carne e ossa e non le entità ‘sensibilmente sovrasensibili’ – avrebbe detto Marx – del mercato e della finanza.

 

L’euro, del resto, non è stato un ‘errore’: è stato il compimento di un esiziale processo di spoliticizzazione dell’economia avviatosi nel 1989. Come ho cercato di spiegare nel mio ‘Il futuro è nostro’ (Bompiani, 2014), l’euro e l’Unione Europea sono, infatti, il compimento di un ‘capitalismo assoluto’, in cui sovrani sono solo il mercato e quelle realtà ‘piene di capricci teologici’ (Marx) come la Banca Centrale, che nessuno ha democraticamente eletto e che, non di meno, decidono della vita dei popoli.

Per questo, la lotta contro il capitale e in difesa del lavoro e dei popoli deve essere oggi, anzitutto, lotta contro l’euro e la dittatura finanziaria pudicamente chiamata “Unione Europea”. Tramite il colpo di Stato eurocratico, si è instaurato un vero e proprio cesarismo finanziario, in forza del quale si sono trasferiti i poteri dei governi democratici a istanze prive di rappresentatività, non soggette ad alcun controllo da parte del popolo. Si è instaurata la sovranità assoluta dei mercati finanziari e si è prodotta un’autentica deriva oligarchica della democrazia. È ora di disintossicarsi, prima che arrivi inesorabilmente l’“overdose”.

Sotto: il filosofo Diego Fusaro, nemico “con argomenti” della globalizzazione e della europeizzazione forzata

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