Oggi ha promesso nella prossima legge di bilancio meccanismi premianti per le imprese virtuose, ma anche un nuovo piano Industria 4.0 di medio lungo periodo, incassando un tiepido applauso alla fine del suo intervento. Luigi Di Maio, ministro dello Sviluppo economico, interviene all’assemblea di Confindustria a un anno dal suo ingresso nel dicastero di riferimento delle imprese.
Un anno cominciato in salita nei suoi rapporti con le aziende – l’esordio con il decreto dignità con la stretta ai contratti a termine seguito dal no alla Tav – ma che negli ultimissimi mesi ha visto aprire un canale di dialogo. Con misure che ora sembrano sempre più pro-impresa come il decreto crescita e lo sblocca cantieri.
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Sul Piano Industria 4.0, varato dal precedente Governo e molto apprezzato dalle aziende, «è in corso una riflessione per rafforzare il Piano e per dare continuità, serve un nuovo cambio di passo e non reiterare misure introdotte in logica di una tantum», ha spiegato alla platea degli industriali Luigi Di Maio. Che ha preso un impegno preciso per il prossimo anno e cioè «mettere le imprese nelle condizioni di effettuare un piano di medio-lungo periodo». Il che significa che potranno essere aggiunte risorse per finanziare gli incentivi fiscali con un piano a lungo termine per le imprese che investono in beni e macchinari per la digitalizzazione. Più fondi nella prossima legge di bilancio, la promessa di Di Maio, anche per le imprese virtuose: «Lavoreremo all’introduzione di meccanismi premianti, iter autorizzativi semplificati, minori oneri burocratici».
Ma il cambio di passo nel rapporto con le aziende arrivato nelle ultime settimane è sicuramente segnato dal varo di due provvedimenti simbolo pro-impresa: il decreto crescita e quello sblocca cantieri. Due misure su cui il ministro Di Maio promette ancora dialogo continuo con il mondo delle aziende: «Abbiamo aperto tavoli di confronto con diversi soggetti coinvolti, questo metodo è stato seguito per il decreto semplificazioni, il decreto crescita, il decreto sblocca cantieri, provvedimenti che abbiamo concepito insieme alle associazioni di categoria e su cui possiamo fare molto di più in fase di conversione lavoreremo». Sembra più lontano lo scontro che ha segnato gli esordi di Di Maio come ministro che con il varo del decreto dignità l’estate scorsa sollevò una alzata di scudi tra le aziende per il giro di vite, tra le altre cose, sui contratti a termine. Subito dopo è iniziato il muro contro muro sulla Tav con il minsitro Di Maio che ha annunciato che non si sarebbe mai fatta, scatendando le ire delle aziende che in una clamorosa manifestazione il 3 dicembrea Torino con 12 associazioni imprenditoriali e 3mila imprenditori hanno difeso l’opera. Una prova di forza che ha segnato quasi uno spartiacque anche dentro il Governo che da allora ha imboccato una strada più dialogante.
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