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Governo, tutti i nodi rinviati a gennaio: dalle concessioni autostradali alla giustizia

il cantiere dell’esecutivo

Nel 2020 il primo nodo da sciogliere sarà quello sulla prescrizione. Particolarmente delicato il dossier della revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia

di Andrea Gagliardi

28 dicembre 2019


Prescrizione, Camera boccia l’urgenza per proposta di legge Costa

4′ di lettura

Obiettivo del premier Conte, come ribadito nella conferenza stampa di fine anno, è rilanciare l’azione del governo con un cronoprogramma di ampio respiro fino a fine legislatura nel 2023: dalla semplificazione burocratica, alla velocizzazione dei processi, alla riduzione della pressione fiscale attraverso il contrasto all’evasione. Ma ci sono dei nodi da sciogliere subito a gennaio.

Il nodo della prescrizione
Il primo sarà quello sulla prescrizione. La proposta presentata dal Pd smonta, parzialmente, la riforma Bonafede. Il Guardasigilli però tira dritto, forte del fatto che dal 1/o gennaio la nuova prescrizione entrerà in vigore. Ma il rischio è che la proposta Pd spacchi la maggioranza in Parlamento: per questo Conte è chiamato a trovare un punto di caduta al più presto, provando a chiudere la partita nel vertice di governo previsto il 7 gennaio. Con un punto che il premier già ha più volte sottolineato: l’entrata in vigore della riforma Bonafede produrrà effetti concreti non prima di 2-3 anni.

Contro la prescrizione del ministro della Giustizia M5S – stop definitivo dal 1° gennaio dopo il processo di primo grado – il progetto di legge del Pd, per le sentenze di condanna, prevede dopo il primo grado che la prescrizione si fermi di due anni e che poi torni a decorrere nel caso in cui il processo non sia concluso. Lo stop è aumentato di altri sei mesi se nel giudizio di appello «è disposta la rinnovazione dell’istruzione dibattimentale». In caso di ricorso in Cassazione poi si prevede la sospensione di un altro anno. In tutto tre anni e sei mesi di stop. E Conte, che ha difeso la nuova prescrizione targata M5s, ha comunque assicurato che sarà accompagnata da «meccanismi di garanzia per assicurare la durata ragionevole dei processi».

La possibile revoca della concessione ad Autostrade
Resta poi sul tappeto la spinosa questione Autostrade e in particolare l’articolo del decreto Milleproroghe che riscrive le regole, prevedendo che Anas assuma la gestione di strade e autostrade in caso di sospensione, revoca o decadenza della società concessionaria e in attesa che ne venga nominata una nuova. Una norma generale che sembra preparare il terreno alla revoca ad Autostrade per l’Italia dopo il crollo del ponte Morandi. Un tema particolarmente caro al leader M5s Luigi Di Maio per il quale nel 2020 «una delle prime cose da inserire nella nuova agenda di governo dovrà essere la revoca delle concessioni ad Autostrade, con l’affidamento ad Anas e il conseguente abbassamento dei pedaggi autostradali». Una ipotesi che non vede il Pd mettersi di traverso ma che continua a non convincere i renziani di Italia Viva. Mentre Conte avverte: «L’istruttoria su Autostrade è ancora aperta, ma i morti di Genova rivendicano giustizia».

La partita del Mes
Altra partita rinviata a gennaio è quella del Mes (Meccanismo europeo di stabilità). Sul Mes il governo italiano è riuscito a guadagnare tempo, rimettendo sul tavolo il pacchetto che comprende anche l’Unione bancaria e non legandosi le mani con nessuna scadenza: dopo l’Eurosummit l’Italia ha ottenuto qualche certezza in più sulla riforma che non sembra più così imminente. E il premier Giuseppe Conte ha chiesto e ottenuto di far modificare il progetto di conclusioni per rendere più esplicito il concetto che il negoziato sugli aspetti tecnici deve “proseguire” e non “finire” nell’Eurogruppo di gennaio. Il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno spera ancora in una firma del Mes a inizio anno, ipotesi che Conte ha scartato subito.

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