Con una riunione straordinaria di Giunta tenutasi d’urgenza in modalità online, dopo avere preso atto della costante difficoltà economica che sta mettendo in ginocchio i comparti del settore del commercio, del turismo, della ristorazione e dei servizi in tutta l’isola, Confcommercio Sicilia ha deciso di proclamare lo stato di agitazione della categoria.
Un segnale forte rispetto a una situazione molto problematica che investe in maniera drammatica un comparto che sperava nella ripresa, alla luce dell’agognata uscita dalla pandemia (sebbene i contagi, ancora oggi, non consentano di tirare in modo completo un sospiro di sollievo) e che, invece, dovrà rimandare sine die la possibilità di ripartire.
“Di fatto – sottolinea il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti – stiamo subendo gli effetti di un altro lockdown. I negozi sono quasi vuoti. Gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina e il caro energia si stanno facendo sentire in maniera dura. Ristorazione, abbigliamento, vacanze e cultura sono i tagli su cui i consumatori decidono di risparmiare, tirando il freno a mano su spese ritenute superflue. E questo significa danno che si aggiunge a danno visto che stiamo ancora scontando le conseguenze della pandemia. Abbiamo indetto una conferenza di sistema, gli stati generali del comparto, per il 6 maggio, con l’auspicio di non dovere piangere, nel frattempo, la cessazione di altre attività. Come già a livello nazionale, a maggior ragione in Sicilia, invochiamo altresì, la proroga o l’attivazione, a seconda dei casi, di misure di finanza straordinaria, come la moratoria per i prestiti bancari che però non può penalizzare la classe di merito creditizio delle imprese”.
“Come se non bastasse – è un altro ragionamento emerso durante la seduta di Giunta – il fatto che la politica, in questo momento, sia impegnata con gli appuntamenti elettorali, a maggior ragione dopo l’ufficializzazione della data delle elezioni amministrative in Sicilia per il 12 giugno, crea altri scompensi. In questi giorni, infatti, sembra assolutamente defilata rispetto alla necessità di dare sostegno alle imprese in un momento così difficile. E però le imprese non possono aspettare i tempi della politica. Hanno bisogno di risposte subito”.
Un elemento fa preoccupare. Sulla base dei dati Radar Swg e dell’Osservatorio di Confturismo-Confcommercio, per la Sicilia, durante il prossimo periodo pasquale, si stima un numero di presenze inferiore al 40% rispetto al 2019, l’anno prima della pandemia. Insomma, in molti hanno deciso di non partire o di rimandare le proprie
vacanze in attesa di situazioni più cristallizzate sul piano economico. E, per di più, ci saranno spostamenti brevi e di corta durata, con un solo pernottamento e spesa che, nell’isola, si aggira intorno a 180 euro a persona tutto incluso.
“A questo si aggiunga un’altra considerazione – prosegue Manenti – già nel 2019 le condizioni, nella nostra isola, erano abbastanza precarie. I dati parlano chiaro. Per quanto riguarda il Pil, prima che arrivasse la pandemia, siamo passati dalla media di crescita dell’1,1% nel periodo compreso tra il 1996-2007 allo 0,1 del 2019 (in Italia
dall’1,5 si è passati allo 0,4). Nel 2020 il crollo è stato, per quanto riguarda la Sicilia, pari al -8,3% mentre nel 2021 si è registrata una crescita del 6,3% contro il 6,2% di tutta la Penisola. Non difforme la situazione relativa ai consumi: dall’1,4% di crescita nel periodo 1996-2007 si arriva allo 0,1 del 2019, anno prima della pandemia. Nel
2020, invece, l’isola, da questo punto di vista è calata a picco (-10,2%) salvo fare registrare una parziale ripresa del +5% nel 2021. Tutto lascia presagire che se si prosegue così anche nel 2022 le possibilità di ripresa sono destinate ad essere spostate molto più avanti nel tempo”.