di Claudio Tucci
Crisi aziendali, torna la Cigs per cessazione
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Ci sono i circa 160 tavoli di crisi aziendali aperti (e ancora lontani dalla conclusione) al Mise; oltre alle decine di crisi aziendali di minori dimensioni dietro l’ennesimo balzo delle ore richieste di Cigs da parte delle imprese. Diciamo subito che la Cigs é l’ammortizzatore utilizzato per affrontare le difficoltà più forti di una impresa, e nei primi sei mesi dell’anno è salita del 41,86 per cento, specie nell’industria e nell’edilizia. Nel solo mese di giugno l’incremento tendenziale è stato addirittura del 99,8 per cento.
Un dato preoccupante
Va anche detto che questi numeri sono le ore richieste dalle aziende di Cigs e autorizzate dell’Inps. Il tiraggio, vale a dire l’effettivo utilizzo di queste ore, è del 31 per cento.
Fatte queste premesse, il dato sulla Cigs è preoccupante, letto anche alla luce dell’aumento delle domande di disoccupazione. A maggio le istanze di Naspi hanno nuovamente superato quota 100mila, 104.800 per la precisione, più 1,3 per cento sull’anno.
L’andamento di Cigs e Naspi
Sono ormai mesi che Cigs e Naspi salgono a doppia cifra. La Cigs peraltro è molto costosa per l’impresa, dopo le ultime riforme. Non è un caso che il governo Conte, negli interventi sul lavoro, abbia finora solo presentato norme per rifinanziare gli ammortizzatori, e lo scorso anno ne ha reintrodotto uno nuovo, la Cigs per cessazione, cancellata dal Jobs act.
A giugno la richiesta di Cigs é schizzata su in Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Campania, Puglia, Sicilia. Insomma, un po’ ovunque in Italia. Questo è un altro campanello d’allarme visto che ci sono interi territori alle prese con processi di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale ancora in corso, o del tutto nuovi. E ciò accade in un quadro economico non brillante.