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I salari reali scendono del 3,5%: palesi i problemi dell’economia

L’inflazione si sta facendo sentire, come tutti sanno.

Salari reali in calo

Ma i salari non tengono il conto. I salari sono aumentati dell’1,4% nel secondo trimestre e del 5,3% nell’anno terminato a giugno, secondo l’indice del costo dell’occupazione del Bureau of Labor Statistics pubblicato venerdì.

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Sebbene questo sia nominalmente un bel vantaggio per i lavoratori, in realtà il reddito sta diminuendo in termini reali se si aggiunge l’inflazione dilagante, con un calo dei salari reali del 3,5% nell’ultimo anno. Con il mercato del lavoro in crisi dopo la pandemia, i datori di lavoro hanno aumentato i salari per assumere per i ruoli aperti. Ma con un’economia che si sta surriscaldando a causa dell’incessante stampa di moneta negli ultimi due anni, l’aumento dei prezzi dei beni ha superato l’aumento dei salari.

Forza del dollaro

Con il rallentamento dell’economia globale e il cambiamento del sentiment – i mercati azionari sono crollati – il dollaro è salito, tipico dei tempi di recessione, quando gli investitori si riversano sulla valuta di riserva globale, percepita come la più sicura delle attività rifugio.

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Ricchezza reale in calo

Tuttavia, la forza del dollaro è solo relativa ad altre valute fiat. Quando viene tracciato rispetto a beni reali, il valore diminuisce, a significare come i salari reali stiano diminuendo oltre tale livello. Inoltre, la forza del dollaro sta rendendo costose le esportazioni statunitensi, un altro motivo di preoccupazione in quanto l’economia registra due trimestri negativi di crescita del PIL, generalmente considerati la definizione di recessione.

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Reazione della Fed

L’indice del costo dell’occupazione salariale è una considerazione chiave per la Fed, con il presidente della Fed Jerome Powell che si è persino riferito all’indice come “importante” nella riunione di mercoledì.

Dopo un secondo aumento consecutivo di 75 pb questo mese, nel mercato si stavano insinuando le aspettative che il peggio della politica della Fed potesse essere stato scontato e i mercati si erano in qualche modo rimbalzati di conseguenza. Nel momento in cui scriviamo, l’S&P 500 è in rialzo di un altro 1,1%.

Rispetto ai minimi di giugno, il mercato azionario è ora in rialzo del 12%. Nonostante anche il sentimento stia aumentando, con un clima geopolitico fragile e la Fed ancora suscettibile di cambiare rotta, per non parlare del vero problema della crisi del costo della vita e del rallentamento della crescita, sarebbe prematuro affermare che siamo fuori dal ancora boschi.

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