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Il focus di Eni sul green

Eni focus green

Mario Romani / Agf

Emma Marcegaglia e Claudio Descalzi

Aumento del dividendo a 0,86 euro per azione nel 2019 (+3,6% sul 2018) e della produzione che crescerà a un tasso medio annuo del 3,5% fino al 2025, avvio di un programma di buyback ma anche una forte attenzione ai business verdi.

Queste le linee portanti del piano di Eni 2019-2022. “La decarbonizzazione è strutturalmente presente in tutta la nostra strategia ed è parte preponderante delle nostre ambizioni per il futuro”, ha sottolineato l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, presentando la Strategy. E’ necessario, ha proseguito, “affrontare la doppia sfida da un lato di soddisfare i crescenti bisogni di energia, dall’altro di ridurre le emissioni in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Questo rappresenta una priorità strategica per il nostro cda. Come primo passo, il nostro obiettivo è di eliminare le emissioni nette dell’upstream entro il 2030. Riusciremo a raggiungere questo obiettivo aumentando l’efficienza operativa, riducendo quindi al minimo le emissioni dirette di Co2 del business e compensando le emissioni residuali con vasti progetti di forestazione. Facendo leva sulla nostra dimensione – ha detto ancora – porteremo benefici concreti alle comunità locali grazie alle iniziative di forestazione diretta, che comprenderanno anche la creazione di nuovi posti di lavoro”.

Inoltre, “utilizzeremo un approccio circolare per massimizzare l’uso dei rifiuti come materie prime e allungare la vita dei siti industriali. Un ruolo chiave in questo processo verso un modello più sostenibile sarà giocato dall’impiego di nuove tecnologie”. Il fatto poi che il piano Eni sia stato presentato proprio il giorno della grande manifestazione dei giovani sul clima, per l’Ad “rappresenta una coincidenza positiva”. 

Eni prevede di distribuire una cedola di 0,86 euro per azione nel 2019, in crescita del 3,6% rispetto al 2018. “Creare valore per gli azionisti rimane la nostra principale priorità, e per questo abbiamo deciso di annunciare l’aumento del dividendo, in linea con la nostra politica di remunerazione chiara e progressiva”, una politica che “che intendiamo rispettare”, ha spiegato.

La compagnia avvierà un programma di buyback da 400 milioni nel 2019, mentre per gli anni successivi, ha spiegato Descalzi, “assumendo un leverage stabilmente inferiore al 20%, per un ammontare di 400 milioni di euro con uno scenario Brent a 60-65 dollari o di 800 milioni di euro con uno scenario di Brent maggiore di 65 dollari al barile”.

Il piano di buyback “lo porteremo a maggio in assemblea”, in modo che possa “partire a giugno, luglio o agosto”, ha spiegato il manager. Il Cfo della società, Massimo Mondazzi, ha invece specificato che dal 2020, con un prezzo del Brent tra i 55 e i 60 dollari al barile, Eni non procederà con il buyback ma destinerà la differenza rispetto alla cash neutrality (fissata a 55 dollari al barile per il 2019) all’aumento del dividendo e alla riduzione del debito. –

Obiettivi in crescita anche per la produzione e per le attività esplorative di Eni nel prossimo quadriennio. Nell’upstream, il settore che “continuerà a rappresentare l’elemento chiave della crescita organica di Eni” come ha ricordato Descalzi, la società mette in cantiere un aumento medio annuo del 3,5% fino al 2025 grazie “al ramp-up e all’avvio di nuovi progetti” che contribuiranno per circa 660 mila barili di olio equivalente al giorno a fine piano, oltre alle attività di espansione dei campi esistenti che contribuiranno per quasi 290 mila barili, sempre a fine periodo. Per quanto riguarda l’esplorazione, “grazie alla grande quantità di nuovi permessi in bacini ad alto potenziale”, si punta a realizzare 2,5 miliardi di barili di nuove risorse perforando 140 pozzi esplorativi fino al 2022.

All’esplorazione, “driver fondamentale della crescita di valore per l’azienda” saranno destinati in 4 anni investimenti per circa 3,5 miliardi di euro, mentre il capex complessivo sale a 33 miliardi, di cui 8 miliardi nel 2019 (e fino a 2,4 miliardi in Italia nell’anno in corso). Il cash flow cumulato nel periodo ammonterà invece a 22 miliardi di euro: “Nei prossimi quattro anni continueremo a perseguire il nostro modello distintivo di crescita sostenibile combinata a una rigorosa disciplina finanziaria, migliorando ulteriormente la nostra cash neutrality prevista a 50 dollari al barile a fine piano”, ha garantito ancora Descalzi.

Eni prevede di realizzare progetti di economia circolare pari a circa un miliardo di euro entro il 2022. La società punta a completare 60 progetti tra brownfield e greenfield per un totale di oltre 1,6 GW di capacità rinnovabile entro il 2022, investendo 1,4 miliardi di euro, e fino a 5 GW entro il 2025. Energy Solutions, si legge nel piano, sarà in grado di produrre un cash flow stabile nel lungo periodo con un Unlevered Irr (tasso interno di rendimento al netto dell’effetto leva finanziaria) variabile tra l’8 e il 12%. Inoltre, un ulteriore vantaggio sarà quello che si ricaverà sulle attività upstream, in particolare sui costi operativi, che si ridurranno grazie all’utilizzo delle fonti rinnovabili per le esigenze di autoconsumo, in sostituzione del gas, che potrà così essere venduto. Il piano prevede zero emissioni nette nel settore upstream entro il 2030; una rilevante iniziativa di forestazione per il sequestro naturale di oltre 20 milioni di tonnellate all’anno di CO2 entro il 2030. “

Siamo impegnati a far crescere il nostro business delle rinnovabili in modo organico nel periodo del piano”, ha evidenziato Descalzi. “Il nostro portafoglio di rinnovabili è ben diversificato, sia dal punto di vista geografico sia da quello delle tecnologie utilizzate. In futuro, siamo intenzionati ad aumentare la nostra esposizione nel settore dello stoccaggio di energia. In Italia, espanderemo ulteriormente il ‘Progetto Italia’, che prevede la conversione delle aree industriali bonificate in aree per la produzione di energia da fonti rinnovabili”, ha proseguito.

L’Ad ha ricordato che la svolta ‘green’ è stata intrapresa “da quando sono venuto, 5 anni fa: nel primo incontro con tutti i manager ho parlato dello sviluppo della parte green, perché penso che ormai da parecchio siamo in una fase di transizione ed Eni deve trasformarsi” se vuole continuare a operare nel lungo termine. “Se le forme di energia si trasformano e noi siamo una energy company, allora dobbiamo trasformaci”, ha concluso. 

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