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Il governo accelera sulla fusione Imu-Tasi in chiave anti-evasione

Dove porre allora il tetto della nuova Imu? Su un terreno politicamente ipersensibile come quello delle tasse sulla casa ogni decimale rischia di infiammare polemiche infinite, anche perché l’ipertassazione del mattone avviata dal 2012 non è certo estranea alla lunga crisi dei valori immobiliari che continua a caratterizzare l’Italia mentre il resto d’Europa ha avviato la ripresa già da anni. Per questa ragione l’idea è quella di mantenere il limite dell’imposta unica al 10,6 per mille, per prevenire l’accusa di aumenti di tasse. Per chiudere i conti servono però circa 280 milioni per compensare i quasi 300 Comuni che oggi applicano la Tasi maggiorata. La cifra in sé non è ciclopica: ma nei tavoli tecnici di questi giorni al Mef ogni milione conta.

Il tema promette comunque scintille. Perché della «nuova Imu» si è occupata a lungo anche la Lega, con il Ddl portato avanti da Alberto Gusmeroli che puntava a unificare le tasse sul mattone non per fusione, ma per abolizione secca della Tasi. Ma la mossa costerebbe 1,1 miliardi. Che ora appaiono decisamente troppi per gli spazi stretti di Via XX Settembre.

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L’Imu riunificata punterebbe invece sulla semplificazione. Non solo per l’addio al paradosso della doppia tassa sullo stesso immobile. Oggi la libertà assegnata ai Comuni di introdurre aliquote su misura per le più disparate tipologie di immobili e proprietari ha prodotto oltre 300mila forme di tassazione diverse.

Nel nuovo quadro, in base alle ipotesi studiate fin qui, i Comuni potrebbero diversificare il trattamento all’interno di una griglia piuttosto rigida di casi, per esempio gli immobili utilizzati dagli inquilini come abitazione principale oppure i negozi dei centri storici, per limitare a poche decine le variabili possibili. La mossa potrebbe aprire la strada al bollettino precompilato per tutti, e aiutare i controlli antievasione. Oggi in Italia manca all’appello poco meno del 27% del gettito potenziale, ma la forbice fra entrate attese e incassi reali si allarga al Sud fra il 38% della Campania e il 43% della Calabria. Sono le Regioni dove tutti i tax gap aumentano, e dove l’efficienza amministrativa zoppica di più: ma anche dove sono più diffuse le case abbandonate da famiglie emigrate altrove nei decenni. Almeno questa evasione “spontanea”, è l’idea, dovrebbe ridursi.

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