Le sfide
Le sfide sono rilevanti e per molti versi chiamano in causa la sopravvivenza stessa del progetto europeo. Sul terreno economico si tratta di ridefinire l’agenda delle priorità: chiusa la stagione del rigore, per certi versi obbligata per salvare l’integrità dell’eurozona nella fase della crisi e dell’attacco ai debiti sovrani, ora occorre voltare pagina e porre al centro dell’azione comunitaria la crescita inclusiva e l’occupazione, con spazio agli investimenti soprattutto se destinati alle tecnologie digitali e alla green economy.
La revisione della disciplina di bilancio
Un percorso che passerà necessariamente attraverso la revisione dell’attuale disciplina di bilancio. Si procederà a tappe, per non creare contrapposizioni insanabili con i paesi più rigoristi (in primis l’Olanda) attraverso una prima semplificazione delle regole e l’utilizzo della flessibilità all’interno delle stesse regole, senza dunque mettere mano ai Trattati. L’Italia in questa fase potrà offrire il suo contributo, nella consapevolezza che occorre voltare pagina. Paolo Gentiloni sarà chiamato a far rispettare le regole del Patto di stabilità ma ad applicarle con la necessaria flessibilità, in linea peraltro con il percorso avviato dalla commissione Juncker. Riforme, investimenti per ottenere spazi di bilancio, ma assoluto rispetto degli impegni assunti in direzione della riduzione del debito pubblico.
LEGGI ANCHE\ Gentiloni nuovo commissario Ue
La flessibilità aggiuntiva
Per la manovra 2020 si potrebbe spuntare una flessibilità aggiuntiva di 10-12 miliardi (così da rendere meno onerosa la neutralizzazione delle clausole Iva che vale 23,1 miliardi), ma la trattativa è ancora da avviare. Le premesse ci sono, senza attendersi però sconti “a prescindere”. Si metterà mano contemporaneamente alla revisione di alcuni parametri considerati unanimemente troppo rigidi. É il caso del deficit strutturale che viene calcolato al netto delle variazioni del ciclo economico e delle una tantum, strettamente connesso alla definizione del Pil potenziale (il cosiddetto output gap).
Istruttoria avviata da tre anni
L’istruttoria è già avviata da tre anni, e potrebbe condurre all’individuazione di un nuovo parametro basato sull’andamento della spesa corrente proiettato su un quadriennio. Passi in avanti per rendere meno complesso e più lineare il percorso che con il cosiddetto “semestre europeo” porta a una costante interlocuzione tra gli Stati membri e la Commissione Ue nella messa a punto delle proprie strategie di politica economica. Poi sullo sfondo, ma con un tragitto decisamente più lungo e complesso, potrebbe procedere l’istruttoria per rivedere i parametri cardine del Patto di Stabilità, dal tetto del 60% al debito a quello del 3% al deficit. Ma per questo occorrerà intervenire sui Trattati con intese politiche tutte la individuare.