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Il governo Conte bis archivia la flat tax: taglio dell’Irpef in tre anni

Serviziola nuova ricetta fiscale

La conferma dell’addio definitivo alla flat tax dovrà essere accompagnato da un’azione di riduzione delle tasse comunque importante

di Marco Mobili e Giovanni Parente

13 settembre 2019


2′ di lettura

Addio alla flat tax. A seppellire definitivamente i sogni di 41 milioni di contribuenti Irpef di un prelievo piatto al 15% è il nuovo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Nell’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica il nuovo titolare di via XX Settembre mette in chiaro che la flat tax sarà archiviata: «Non la faremo mai. Dava tanto a chi ha di più, mentre noi siamo il governo degli asili nido».

In cambio di un’Irpef al 15% il ministro si allinea al programma di Governo e annuncia una riduzione della pressione fiscale in tre anni, la conferma degli 80 euro di Renzi e l’avvio di una riforma fiscale per favorire redditi medio-bassi. La conferma dell’addio definitivo alla flat tax dovrà essere accompagnato da un’azione di riduzione delle tasse comunque importante.

Il percorso disegnato dal precedente Governo prevedeva che tutti i contribuenti arrivassero a pagare il 15% di tasse. Ora interrompere il percorso vuole dire confrontarsi anche con circa 2 milioni di partite Iva che con 65mila euro di fatturato hanno la flat tax del 15% (con un’impennata nei primi sei mesi del 2019 in cui quasi una partita Iva su due ha scelto il regime agevolato) e lavoratori dipendenti e pensionati che con redditi di molto inferiori hanno un prelievo che oggi e per almeno un altro anno ancora parte dal 23 per cento. Compito del Governo sarà anche quello di ridare equità a un sistema di tassazione dei redditi sempre più caratterizzato da imposte sostitutive e regimi speciali.

La corsa alle flat tax
Del resto, la flat tax è stata una delle bandiere della Lega, che già con la scorsa legge di Bilancio ha potenziato il regime forfettario per le partite Iva e ha previsto, dal prossimo 1° gennaio, la tassa piatta del 20% sui ricavi fino a 100mila euro. Ma, negli ultimi anni, tutti i governi hanno moltiplicato i regimi di tassazione sostitutiva (da quelli sui redditi di capitale a quello, più recente, sulle lezioni degli insegnanti). Le flat tax “minori” già nel 2017 avevano tagliato il traguardo dei 16 miliardi di gettito. E certo chi vorrà ragionare sulla flat tax “maggiore” dovrà rimettere mano anche a queste.

Le altre opzioni per il taglio delle tasse
Tra le opzioni sul tavolo per la riduzione del prelievo fiscale alle classi medio-basse c’è anche il potenziamento del bonus Irpef più noto come bonus 80 euro. Una misura introdotta nel 2014 dall’allora premier Matteo Renzi, vale circa 9,5 miliardi all’anno, con un massimo di 960 euro per chi lo riceve in formula piena. A beneficiarne oggi sono 11 milioni di contribuenti che hanno redditi fino a 25mila euro con un decalage fino 26mila euro. L’idea di fondo sarebbe quella di ampliare la platea dei beneficiari e l’importo mensile. Sul tavolo ci sarebbero 5 miliardi di euro da spendere così sotto la voce taglio al cuneo fiscale dei lavoratori.

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