“Agiremo in modo tale che non si avvicinino condizioni che possano mettere in discussione la nostra presenza nell’euro”, dice il responsabile del dicastero economico. “Abbiamo una posizione finanziaria netta con l’estero ormai quasi in equilibrio”
Roma – “La posizione del governo è netta e unanime. Non è in discussione alcun proposito di uscire dall’euro. Il governo è determinato a impedire in ogni modo che si materializzino condizioni di mercato che spingano all’uscita. Non è solo che noi non vogliamo uscire: agiremo in modo tale che non si avvicinino condizioni che possano mettere in discussione la nostra presenza nell’euro. Come ministro dell’Economia ho la responsabilità di garantire, su mandato del governo, che queste condizioni non si verifichino. Le dichiarazioni del presidente del Consiglio sono su questa linea e il governo nel complesso è responsabile verso il Paese”.
Sono le parole, chiare e rassicuranti, di Giovanni Tria, 69 anni, ministro dell’Economia del governo guidato da Giuseppe Conte. Parole pronunciate durante una intervista concessa al Corriere della Sera, nella quale per la prima volta dopo il giuramento del 2 giugno, Tria spiega quali saranno le prime mosse e dell’esecutivo sulla politica economica.
Parole che hanno forse l’intento non dichiarato di rassicurare i mercati e scoraggiare gli speculatori che nelle ultime settimane hanno cominciato a scommettere sulla crisi dell’Italia, creando non pochi problemi alla nostra economia come a quella dell’Europa. Alla vigilia di una nuova settimana di fermenti borsistici, il titolare del ministero di via XX Settembre mette alcuni puntini sulle i.
I fondamentali sono solidi
“L’aumento del prezzo del rischio e della volatilità ovunque. Su questo sfondo è normale che ci possano essere apprensioni in un momento di forte svolta politica in Italia. Ma i fondamentali della nostra economia sono a posto”.
Alcune delle principali affermazioni del ministro:
“Negli ultimi 25 anni, l’Italia ha un avanzo primario (prima di pagare gli interessi, ndr) fra i più alti d’Europa. Non ci si può accusare di politiche di bilancio avventurose. Ci portiamo dietro un debito che viene da lontano, certo. Ma abbiamo una posizione finanziaria netta con l’estero ormai quasi in equilibrio, quasi tanti crediti quanti debiti, e di questo passo saremo creditori netti sul resto del mondo in pochi anni. Vantiamo un avanzo significativo negli scambi con l’estero. Sono elementi oggettivi da crisi finanziaria? Direi di no. Mi spiego questa fase con i normali interrogativi che accompagnano una transizione politica”.
(…) “La legislazione sul sistema pensioni richiede di guardare non solo al breve, ma anche al medio e soprattutto al lungo termine. Credo che la nostra legislazione pensionistica possa essere migliorata, ma lo si farà con l’attenzione alla sostenibilità. Anche quella di lungo termine. Studieremo dei miglioramenti, sapendo che su queste materie non si improvvisa”.
“Sulla pace fiscale dobbiamo fare i conti e simulare ciò che è possibile ottenere. Finché non si definisce la norma non si possono definire le coperture o il gettito. Per deduzioni e detrazioni, ho già avviato un’analisi e simulazioni. Per alcune di queste tax expenditures bisogna vedere bene cosa sono per valutarne l’impatto sociale. Altre sono parte della politica industriale e hanno impatto sulle imprese. Bisogna vedere la situazione nel complesso”.
(…) “L’obiettivo è la crescita e l’occupazione. Ma non puntiamo al rilancio della crescita tramite deficit spending. Abbiamo un programma imperniato su riforme strutturali e vogliamo che agisca anche dal lato dell’offerta, creando condizioni più favorevoli all’investimento e all’occupazione. Nella nota di aggiornamento al Def vi invito a non guardare solo i conti, ma anche al piano nazionale di riforme”.
(…) “L’attenzione a tenere i conti in ordine e a far scendere il debito non è opportuna perché ce lo dice l’Europa, ma perché non è il caso di incrinare la fiducia sulla nostra stabilità finanziaria. Quella fiducia è il presupposto della nostra strategia”.
Il ministro si è soffermato anche sul tema dello sviluppo e della crescita. “È centrale il rilancio degli investimenti pubblici, decisivi per rafforzare la competitività complessiva del Paese. Non rilanciano solo la domanda, ma aiutano a far crescere il rendimento atteso del capitale privato, dunque portano anche più investimenti privati“.
“Confermo che questo è l’obiettivo (un calo del debito nel 2018 e nel 2019, ndr) . Per quest’anno è già tutto determinato e presidierò perché nulla cambi. L’obiettivo per il 2019 è di proseguire. Ovviamente sul modo in cui si rispetterà l’impegno conteranno anche le nuove stime sull’andamento dell’economia”.
Martedì mattina il ministro incontrerà il presidente Conte di ritorno dal Quebec e all’ordine del giorno c’è la messa a punto di una risoluzione di maggioranza sul Def. “Matteo Salvini punta ad alzare la posta con Bruxelles – scrive La Stampa – spingendo il deficit fino al limite massimo del 2,9 per cento in rapporto con il Pil: un decimale in meno del limite fissato a Maastricht, lo stesso progetto esposto da Matteo Renzi nel suo ultimo libro. I Cinque Stelle si mostrano più cauti e non sembrano voler strappi. È probabile che il compromesso si trovi a metà strada, ma occorrerà fare i conti con quel che l’Unione stessa dirà. Gentiloni aveva promesso nel 2019 un deficit pari ad appena lo 0,8 per cento. Fra Roma e Bruxelles si vocifera che la Commissione sarebbe disponibile a concedere all’Italia circa mezzo punto di disavanzo in più, permettendo di fermare l’asticella dell’anno prossimo attorno all’1,3 per cento. Sarebbe meno di quanto fatto quest’anno (1,6 per cento), abbastanza per finanziare almeno una parte della cancellazione Iva con deficit. Per il momento l’Ue chiede un aggiustamento dei conti per circa dieci miliardi, dunque per convincerla a concedere margini molto dipenderà dai contenuti della manovra stessa”.
Che posizione prenderà il ministro Tria? Le sue parole di assoluta fermezza sulla permanenza nell’euro dell’Italia e sugli obiettivi di riduzione del debito da parte del governo nel biennio 2018-2019 saranno coerenti con le promesse elettorali dell’asse Lega-M5s (reddito di cittadinanza, flat tax, riforma della legge Fornero)? Lunedì mattina si potrà capire qual è l’opinione in merito dei mercati finanziari.