Molti teorici del reddito di cittadinanza, prima dell’attivazione, hanno considerato giustamente prioritario capire come questo avrebbe inciso sui conti dello Stato, sono molti di meno quelli che hanno dedicato tempo a ragionare sull’aspetto sociologico della questione: i numeri che in questi giorni ne ricaveremo, che immagine ci restituiscono del nostro paese? E quanto sarà reale soprattutto? Perché da ieri dalle chiacchiere, le opinioni e le supposizioni, si passa ai fatti ed è giunto il momento di mettersi fisicamente in fila davanti a Poste e Caf per fare richiesta.
“Eravamo pronti all’assalto” dice la direttrice dell’ufficio postale di Basiglio a Repubblica – Invece nulla, un mercoledì come gli altri”. Basiglio, 5.205 anime in provincia di Milano, è il comune più ricco d’Italia. Il reddito medio viaggia sui 47.022 euro annui, il 125% in più del resto del paese. Normale dunque che si siano dovute aspettare le 10:38 per vedere entrare il signor Antonio, pensionato di 67 anni, il primo richiedente di una posta che, comunque, copre anche le zone meno fortunate di Rozzano e Fizzonasco. Viene infatti proprio da Rozzano il signor Antonio, che lì tutti conoscono essendo cliente abituale; pochi minuti e la pratica è risolta con soddisfazione “Prenderò 780 euro invece che 543. Quasi il 50% in più”, un vero e proprio salto di qualità, “E non ho nemmeno votato 5Stelle e Lega…” ci tiene a precisare.
E il signor Antonio in effetti ci propone un altro aspetto che sarà obbligo indagare nei prossimi giorni: quale sarà l’effetto su chi all’ultima tornata elettorale non ha dato la propria preferenza ai partiti di questo governo e si ritroverà a fine mese con più soldi in tasca? Se la sola promessa del reddito di cittadinanza, secondo molti, è bastata a far volare nei numeri il Movimento 5 Stelle, cosa succederà ora che quella battaglia, che molti credevano impossibile da vincere, si è trasformata in denaro nelle tasche degli italiani? Il signor Antonio, parrebbe aver gradito.
A Sud, Dinami (Vibo Valentia)
E se è questa la situazione nel Comune più ricco d’Italia, cosa starà succedendo in quello più povero? Repubblica è andata ad indagare anche lì e la situazione è pressoché identica, anzi, lì non esiste nemmeno un signor Antonio. Infatti finora le richieste alle poste di Dinami, circa 2000 abitanti ai piedi dei monti delle Serre, in provincia di Vibo Valentia, ammontano a 0. “Stamattina al bar scommettevamo su chi avrebbe presentato la domanda, ma fatti due conti ci siamo detti che alla fine non lo chiederà quasi nessuno…” e in certe realtà non esiste analisi più lucida e tangibile di quella fatta al bar.
Dinami ha il triste primato di comune con il reddito pro-capite più basso della Calabria, ultima regione italiana, secondo le analisi del Ministero dell’Economia, in quanto a benessere: 9.051 euro annui che si confrontano con i 19.500 medi del Paese. Una “povertà” secondo Giuseppe, il titolare del suddetto bar, dovuta ad un preoccupante calo demografico: solo una nascita infatti a Dinami nell’ultimo anno, a fronte di sei funerali. “È vero, qui ci sono molti pensionati — spiega il sindaco Gregorio Ciccone — ma ci sono anche modelli economici che fanno di Dinami il paese più povero solo sulla carta. Penso all’agricoltura, ad esempio, che grazie all’intreccio tra il sistema delle giornate lavorative, del versamento dei contributi, delle malattie, dell’indennità di disoccupazione e degli assegni per i figli a carico, consente a tante persone di mantenersi dignitosamente.
E i controlli sono scarsi”. “Come dire – commenta l’inviata di Repubblica – (e non dire) che esiste quell’economia tra sommerso e elusione su cui si basa gran parte del Mezzogiorno (e non solo) e per la quale in molti casi il Reddito di cittadinanza rischia di rappresentare un’inutile complicazione burocratica”. Fatto sta che ieri dei circa 144mila calabresi che secondo l’Inps avrebbero facoltà di fare richiesta per il famigerato reddito, solo in 600 si sono presentati a poste e Caf.
Alla faccia di tutti gli strateghi politici che hanno archiviato il boom di preferenze al Sud nei confronti dei 5 Stelle come la risposta della parte povera del paese alle promesse fantascientifiche grilline. Forse, una volta arrivato il tempo di bilanci (ancora fisiologicamente lontano), i numeri che ne deriveranno spingeranno tutti quanti a compiere un’analisi un po’ più approfondita di ciò che sta accadendo in Italia, pensando non solo a quanti soldi entrano o escono dalle nostre tasche ma anche a quali pensieri entrano o escono dalle nostre teste.
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