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IMPRESE AGRICOLE, CAF CIA: Contributi previdenziali dei collaboratori non deducibili

Coltivatori discriminati dal Fisco

«Non sono deducibili i contributi previdenziali versati all’INPS dai titolari di impresa familiare di agricoltura in favore dei collaboratori/coadiutori e da questi rimborsati al titolare dell’impresa. E’ quanto afferma l’Agenzia delle entrate con una recente circolare in cui evidenzia l’impossibilità della deduzione per assenza di una precisa disciplina del diritto di rivalsa rivolta alle imprese agricole (ma esistente per tutti gli altri tipi di impresa). Ricordiamo che in tema di previdenza agricola, nel settore agricolo, coesistono le seguenti due figure: imprenditore agricolo che versa i contributi previdenziali per proprio conto; coltivatore diretto che può versare i contributi per sé stesso, oppure, in presenza di collaboratori familiari, procede al pagamento in nome proprio anche per i coadiuvanti Tale ultima figura, il coltivatore diretto, titolare dell’azienda (titolare della posizione diretto -coltivatrice) è tenuto al versamento di tutta la contribuzione dovuta dalle “unità attive” presenti, e quindi sia dei contributi relativi alla propria personale posizione assicurativa (sempre che egli stesso sia una “unità attiva”), sia e comunque dei contributi relativi alle altre “unità attive” componenti il nucleo familiare. Le regole attuali non consentono il riconoscimento della deducibilità IRPEF di tali contributi, sia da parte dell’imprenditore agricolo che del familiare. La politica ed il Mef ad oggi non hanno voluto colmare questo vuoto normativo, e l’Agenzia non ha voluto dare un’interpretazione analogica (rispetto al trattamento riservato alle altre categorie di impresa). Ne consegue che le imprese agricole sono trattate in maniera oggettivamente difforme alle altre categorie di impresa con un’evidente difformità di trattamento fiscale non compatibile con le regole alla base dello stesso. Il Caf Cia non può che attenersi alle indicazioni fornite da Agenzia delle Entrate, ma evidenzia in maniera chiara che ciò, per gli imprenditori agricoli, rappresenta una ingiusta e gravosa disparità di trattamento fiscale». Lo scrive  Alessandro Mastrocinque, presidente di CAF-Cia, il sistema dei Centri di assistenza fiscale di CIA agricoltori italiani.

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