“Il concordato preventivo è uno strumento di grande attualità e che riteniamo efficace. Per lungo tempo è stato inteso, infatti, come una procedura obbligatoria per ritardare l’ipotesi fallimentare delle imprese, ma oggi quello che sembrava un percorso lineare si sta rivelando estremamente complicato, anche a causa dell’emergenza provocata dalla pandemia. Siamo fermamente convinti che il concordato preventivo resta una valida soluzione da intraprendere, perché il fallimento di una società deve sempre essere inteso come ‘extrema ratio’. Questo è l’appello che i professionisti rivolgono a legislatore e magistratura”. Lo ha detto Matteo De Lise, presidente Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, aprendo il webinar “Il dottore commercialista consulente per il Tribunale civile e penale”.
“Con l’emergenza sociale – ha sottolineato Claudio Turi, numero uno dell’Ugdcec Napoli – le procedure del concordato preventivo si sono molto complicate. C’è una doppia visione tra tribunali e professionisti che troppo spesso cammina parallelamente. È necessario un maggiore confronto per individuare soluzioni condivise”.
Eduardo Savarese, giudice della VII Sezione Fallimentare del Tribunale di Napoli, ha evidenziato che “il concordato preventivo è una procedura complicata per tutti: magistrati, professionisti, imprenditori e creditori. È auspicabile un approccio con gli addetti ai lavori volto al confronto costruttivo valutando gli orientamenti e le sensibilità culturali diverse, alcune ostili al concordato preventivo. Inoltre, advisor, attestatore e commissario giudiziale devono muoversi in un mare tempestoso, perché i principi di diritto sono abbastanza chiari, ma talvolta si scontra con la complessità del dato economico”.
Al webinar moderato da Daniele D’Ambrosio (Ugdcec Napoli), sono intervenuti anche Erika Capobianco (responsabile commissione di studio Ugdcec Napoli) e Massimo Di Pietro (dottore commercialista).