Sul tavolo vi sono i 750 miliardi messi in campo dalla Commissione Ue, 500 dei quali sotto forma di sovvenzioni e 250 di prestiti
3′ di lettura
Un segnale che segna una possibile inversione di tendenza, ora da consolidare. Stando alle ultime rilevazioni dell’Istat, in giugno la fiducia dei consumatori è cresciuta rispetto a maggio passando da 94,3 punti a 100,6. Interessante è l’incremento per quel che riguarda il clima economico in crescita da 72,9 punti a 87,2. Ed è in aumento anche la stima della fiducia delle imprese che passa dai 52,7 punti di maggio a 65.
Una tendenza che trova conferma anche nell’indice della Commissione Ue che misura la fiducia di business e consumatori, che registra un balzo di 8,2 punti attestandosi a quota 75,7 punti (8,1 nell’eurozona). Il recupero più marcato si registra in Francia con un aumento di 9,4 punti, in Olanda con 8,3 punti, Spagna e Italia 8,2 e Germania 6,6 punti.
Dati che fotografano una prima reazione alla fine del lockdown, in linea con la ripresa delle attività produttive dopo i mesi di blocco forzato a causa della pandemia. Quali strumenti e quali azioni occorre ora mettere in campo per far sì che questa tendenza non si esaurisca ma che al contrario si consolidi?
Occorre approvare in fretta il Recovery plan europeo
La risposta coordinata alla crisi è la prima ricetta per consolidare in positivo le aspettative. Per questo è assolutamente necessario che la soluzione cui si perverrà auspicabilmente nel Consiglio europeo del 17 e 18 luglio non si traduca in un compromesso al ribasso. Sul tavolo vi sono i 750 miliardi messi in campo dalla Commissione Ue, 500 dei quali sotto forma di sovvenzioni e 250 di prestiti. In linea con una delle direttrici di marcia della presidenza di turno della Germania, che si è appena avviata, per i paesi ad alto debito e che come l’Italia hanno subito in modo rilevante gli effetti della pandemia, andrebbe senza dubbio privilegiata la strada delle sovvenzioni, per non appesantire il già consistente debito. In tal modo si attiverebbe concretamente il principio della solidarietà, che i paesi cosiddetti “frugali” non sembrano ancora disposti a condividere. Eppure è proprio attraverso questa strada che si può consolidare il sentimento di fiducia dei cittadini e delle imprese nei confronti della casa comune europea.
Dal Fondo Sure al Mes
Occorre altresì che tutti i paesi, e in particolare l’Italia, si attrezzino per utilizzare a pieno tutte le risorse già disponibili. Dal Fondo Sure, che in sostanza equivale al sostegno contro la disoccupazione già proposto per conto del nostro paese dall’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, può derivare un ammontare di risorse pari a 20 miliardi, che andrebbero ad aggiungersi ai 37 miliardi della nuova linea di credito del Mes (Pandemic crisis support) diretta al sostegno “diretto e indiretto” delle spese destinate a vario titolo al potenziamento del sistema sanitario. Vanno dunque superate le diatribe tutte politiche che vedono anche nella maggioranza posizioni contrarie all’utilizzo di questa nuova linea di credito, pur essendo quest’ultima priva delle “condizionalità” presenti nel meccanismo originario del Fondo salva Stati.