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Imprese in rivolta sulla responsabilità per il contagio. Patuanelli: «Governo e Parlamento dovranno occuparsene»

Garbugli legislativi

di J.G.

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15 maggio 2020


5′ di lettura

Stefano Patuanelli cerca di placare il disagio degli imprenditori, che si sono visti, a causa di un combinato fra un decreto legge e una circolare Inail, ad essere responsabili penalmente qualora un loro dipendente, per qualsiasi causa, si ritrovasse contagiato dal Covid 19. A Radio 24 infatti il ministro dello Sviluppo economico ha detto che «Le imprese che rispettano il Protocollo di sicurezza e consentono ai dipendenti di lavorare in sicurezza non possono rispondere dei contagi in casi che non possono essere dimostrati come maturati all’interno dell’azienda, credo che questo sia un principio sacrosanto. Governo e Parlamento dovranno occuparsene». «Quella degli imprenditori è una preoccupazione giusta – ha aggiunto Patuanelli – ora procediamo con i nuovi protocolli. Stiamo ultimando gli ultimi protocolli per i lavoratori, ma anche per gli imprenditori».

La preoccupazione degli imprenditori

Ma da dove nasce il problema? Lo sconcerto degli imprenditori di tutta Italia senza distinzioni di zone o di categorie riguarda un combinato-disposto fra un decreto legge e una circolare. In sostanza, la somma fra il decreto (articolo 42, comma 2, decreto legge 17 marzo 2020 n. 18, il cosiddetto Cura-Italia) e una circolare dell’Inail del 3 aprile dice: se una persona con un lavoro dipendente viene contagiata da coronavirus, ne è responsabile civile e penale l’azienda per cui lavora. Sotto processo finisce l’impresa ovunque sia avvenuto il contagio. Sotto processo l’impresa qualunque sia il grado di tutela adottata, compresa l’adesione totale non solamente alle norme e ai protocollo sanitari ma perfino all’entusiasmo volontaristico di chi vuole aggiungere sicurezza a sicurezza.

Già nei giorni scorsi Giuseppe Pasini, l’imprenditore siderurgico al vertice dell’associazione degli industriali Aib di Brescia, aveva lanciato l’allarme. Oggi gli imprenditori si chiedono perché questo accanimento proprio in un periodo in cui tutte le aziende hanno sofferto e annaspano per rimanere a galla.

Qualche dato sugli effetti del virus tra chi lavora. I contagi denunciati all’Inail tra la fine di febbraio e il 4 maggio sono 37.352, quasi novemila in più rispetto ai 28.381 registrati dalla prima rilevazione del 21 aprile. I casi mortali sono 129, cioè 31 in più rispetto al drammatico censimento precedente. Se i contagi toccano soprattutto le donne (71,5%) il virus uccide soprattutto uomini (82,2%).

Ma (attenzione) il 73,2% delle denunce e quasi il 40% dei casi mortali di coronavirus riguardano il settore della sanità e assistenza sociale. Ne sono rimasti colpiti soprattutto infermieri, medici e altre persone cui gli italiani hanno attribuito entusiasti applausi solidali. E quando si è trattato di essere solidali con il personale esposto al contagio, giustamente è stato riconosciuto loro l’infortunio sul lavoro con un risarcimento Inail veloce e duraturo rispetto alle condizioni di malattia riconosciute dall’Inps.

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