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In ricordo del defunto Padoa Schioppa, ministro dell’Economia nel governo Prodi 2 (la vendetta)

Non solo affermava che “le tasse sono bellissime”, in un Paese dove il 75% circa dei redditi da lavoro viene scippato dal fisco, ma teorizzava “la durezza del vivere” imposta dall’Unione europea in una recessione senza fine

“Nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali … dev’essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità”. Così l’economista che resterà celebre per aver progettato, con Jacques Delors, quella meravigliosa moneta unica che, da un giorno all’altro, per la cronaca dal 1° gennaio 2001, ha dimezzato la nostra ricchezza, con le conseguenze che tutti oggi possiamo, sulla nostra pelle, osservare. Padoa Schioppa proveniva dal Fondo monetario internazionale, altra nota associazione filantropica, e definiva l’euro, con lucida follia, “una moneta senza uno Stato”. Con un colpo di spugna, cancellava una delle principali ragioni d’essere di uno Stato, che è quella di battere moneta, cioè di rapportarla alle peculiari esigenze della propria economia e dei propri cittadini, e non a quelle di un organismo “monstre” governato da lobby finanziarie e da banchieri senza scrupoli. Prova ne sia che gli Stati europei che non hanno adottato l’euro -Germania a parte, che ne ha sempre guidato a proprio vantaggio le dinamiche- sono quelli meno colpiti dalla recessione, perché battono moneta e, di conseguenza, non vengono penalizzati da un rigore tirannico che si basa su un’astrazione monetaria e contabile dai contorni oscuri, perché oscuri sono i suoi meccanismi e gli stessi profili (di nominati e non eletti) dei suoi burattinai.

 

“Gli ‘europeisti’ e i loro serventi italiani, sui loro media” scrive Maurizio Blondet (maurizioblondet.it)  “si rallegrano apertamente sia della crescita zero italiana, sia della lettera UE che ingiunge di risparmiare e tagliare.  Perché vedono nella  recessione – depressione che incombe –   la leva per far cadere il governo sulla sua promessa primaria:  l’affermazione che fare debito avrebbe ‘ridotto’ il debito pubblico anziché aumentarlo,  perché avrebbe innescato una ripresa dei consumi, dai salari, dei grandi investimenti pubblici necessari.  Paolo Savona  ha promesso che la spese avrebbe  prodotto una crescita del PIL dello 0,5 a trimestre”.

 

“Contro l’orchestrato terrorismo mediatico” continua Blondet “ricordiamo  che è tutta l’Europa  dell’euro  che sta decrescendo:  il terzo trimestre il Pil scende  allo 0,2,mentre era previsto lo 0,4.  L’Italia è la prima a cadere in recessione solo perché è già da prima  stagnante, ed è la prima all’interno  del sistema recessivo burocratico.

 

Anche l’economia tedesca sta rallentando brutalmente. Secondo i dati del loro ministero economico, la crescita del Pil  nel 2018  (che avevano sperato del 2,3%)  sarà dell’1,8. E così nel 2019.  Quindi la Germania fortissima è sotto il 2% di crescita. Ma è  recessione mondiale, direte voi.

Invece no.  E’ la UE che frena e sabota la crescita, con la sua  dottrina economica “ordoliberismo”.

Sotto: un titolo illuminante. Da mulino.it

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