L’intesa siglata oggi tra ministero del Lavoro, Tim e sindacati prevede l’assunzione di 600 nuovi lavoratori e di scongiurare circa 3mila esuberi (su oltre 57mila dipendenti). Soddisfatta Laura Di Raimondo (Asstel) che chiede la trasformazione del nuovo strumento in una misura strutturale che includa anche le Pmi
di V.N.
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Dopo dieci anni di blocco del turn over Tim torna ad assumere, applicando per la prima volta in Italia il cosiddetto “contratto di espansione”, una delle principali novità introdotte dal Decreto Crescita convertito a giugno (legge 58/2019). L’intesa siglata tra ministero del Lavoro, Tim e sindacati prevede l’assunzione di 600 nuovi lavoratori e di scongiurare circa 3mila esuberi (su oltre 57mila dipendenti).
L’accordo basato sulla nuova normativa «consente contratti di espansione e reclutamento e anche di solidarietà», ha annunciato l’amministratore delegato di Tim, Luigi Gubitosi, in conference call, confermando «il 37% di riduzione dei costi annunciati per il 2021» e l’uscita dal gruppo, a giugno, di 1.266 persone.
Il contratto di espansione, che punta a superare i contratti di solidarietà espansiva, poco utilizzati perché di complessa gestione, si applica alle aziende con più di 1.000 lavoratori. E varrà, in via sperimentale per due anni: 2019 e 2020, con una dote complessiva di 70 milioni di euro. Lo strumento prevede un mix di interventi, in parte destinati al personale considerato “in esubero”, in parte a nuove assunzioni, e a un progetto di formazione e riqualificazione di tutti i dipendenti già in forza, in linea con l’obiettivo prioritario della misura che quello di spingere lo sviluppo tecnologico aziendale.
«Dopo anni di applicazione di ammortizzatori sociali finalizzati ad evitare licenziamenti collettivi – commentano soddisfatti il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon e il vice ministro dell’Economia, Laura Castelli in una nota congiunta – per la prima volta si introduce uno strumento di politica del lavoro, che consente di coniugare politiche attive e passive, favorendo non solo interventi formativi per tutto il personale in forza, ma consente anche di ampliare la base occupazionale».
«Stiamo trasformando il mondo del lavoro – prosegue la nota dei due esponenti pentastellati – e, in un periodo di grandi evoluzioni, ci fa piacere che sia il mondo delle telecomunicazioni a mettere il primo tassello, e Tim rappresenta un esempio positivo per l’intero settore. È una misura in cui crediamo, lavoreremo perché diventi strutturale. Adesso, il passo successivo è l’avvio di un tavolo interministeriale per analizzare con le parti sociali l’intera filiera delle Tlc».