C’è Taranto, in Puglia, la città dell’acciaieria ex Ilva da tempo sorvegliata speciale per le sue emissioni nocive, in testa alla classifica delle province per numero assoluto di malattie cancerogene imputabili all’attività lavorativa – 164 nel solo 2018 – seguita da Napoli (106) e Milano (97). Su un totale 59.585 malattie professionali denunciate nel 2018, i tumori – la patologia più correlata al rischio vita – sono 2.461 (il 4,1% del totale), in lieve calo sul 2017 (-0,9%). È questo uno dei dati che emerge dall’indagine basata sugli open data Inail dell’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro, diffusa in occasione della Giornata mondiale per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro promossa dall’International Labour Organization (Ilo) il 28 aprile.
Ona: a Taranto +500% tumori tra lavoratori ex Ilva
L’ultima stima pubblicata nel 2018 dall’Osservatorio nazionale amianto (Ona) conferma il dato allarmante delineato dall’Osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro: tra i lavoratori impiegati nello stabilimento ex Ilva di Taranto, rileva l’Ona, si registra il 500% di casi di cancro in più rispetto alla media della popolazione generale della città, non impiegata nello stabilimento.
L’incidenza nel Nord Italia e tra i metalmeccanici
Tornando al report dell’osservatorio dei Consulenti del lavoro, se si guarda all’incidenza dei tumori sul totale delle malattie professionali denunciate lo scorso anno Taranto scende al 14° posto, lasciando il primato ad altre province localizzate soprattutto nel Nord Italia, dove si concentrano le produzioni metalmeccaniche: in testa con il più alto tasso di malattie professionali tumorali c’è Gorizia (22,5%), poi Torino (18,5%), Novara e Milano (18,4%), Alessandria (16,4%), Cuneo e Pavia (16,1%), Matera (16 %) e Verbano-Cusio-Ossola (15,6%). L’agente causale principale dei tumori sono le fibre di amianto (oltre il 70% dei casi determinati negli ultimi due anni), e questo spiega l’incidenza prevalente della malattia tra gli addetti all’industria metalmeccanica.
In crescita gli incidenti in itinere
Dalla mappatura dei 641mila lavoratori che nel 2018 hanno subito un infortunio emerge invece che nell’84,6% dei casi l’incidente è avvenuto sul luogo di lavoro, e il 15,4% dei casi durante il tragitto casa-lavoro, facendo registrare un aumento delle denunce di infortunio dello 0,9% rispetto al 2017. Ma l’aumento più significativo è quello che riguarda gli incidenti con esito mortale (+10,1%), soprattutto quando si utilizzano mezzi di trasporto per lavorare. I decessi registrati dall’Inail nel 2018 sono stati 1.133 (786 in occasione di lavoro). Il rischio di morte coinvolge soprattutto gli uomini (2 incidenti mortali ogni 1000 rispetto allo 0,3% delle femmine) e i lavoratori over 54 (3,5‰); con una percentuale in crescita per quanto riguarda i cittadini di origine straniera (+6,7% sul 2017) e giovani (+5%). Su questo fronte pesano gli eventi verificatisi nell’agosto 2018, fra cui il crollo del Ponte Morandi a Genova. In termini geografici, nel biennio 2017-2018 la provincia dove si è registrato il maggior numero di infortuni mortali risulta invece Crotone (6,3 ogni mille). A seguire Isernia (5,9‰) e Campobasso (4,7‰).
De Luca:aggiornamento TU «ineludibile»
«Anche se l’attenzione delle imprese sul tema è cresciuta negli ultimi anni, la sicurezza sul lavoro resta una scommessa da vincere al Sud come al Nord», fa notare Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro, Rosario De Luca. Il taglio medio del 32% delle tariffe Inail introdotto dalla legge di bilancio, spiega, «va nella direzione – giusta – di ridurre il cuneo fiscale sulle imprese senza andare a discapito della sicurezza». Ma a questo «bisognerebbe aggiungere incentivi e misure che accrescano la prevenzione degli infortuni sul lavoro» e l’aggiornamento «ineludibile» del Testo Unico sula sicurezza nei luoghi di lavoro «con la semplificazione degli oneri burocratici e formali» a carico delle piccole e micro aziende, «fermo restando le garanzie di sicurezza unite a un adeguato quadro sanzionatorio».
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