Rispunta l’opzione di una rimodulazione Iva nel 2021 da 4-5 miliardi – Potatura degli sconti fiscali da 4-5 miliardi. Altri 2-3 dalla Commissione spesa
di Marco Rogari
Per quota 100 spendiamo la stessa cifra che investiamo in nidi e scuole materne
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Un budget potenziale di partenza di circa 15 miliardi. Che potrebbe essere garantito da quattro dossier già abbozzati, o semplicemente ipotizzati, nei mesi scorsi: parziale rimodulazione dell’Iva; riordino delle tax expenditures; nuova fase di spending review; ricollocazione dei risparmi da Quota 100.
È quello che di fatto si troveranno sul tavolo della verifica, destinata però ad avere tempi più lunghi, Governo e maggioranza per provare a dare una nuova spinta e un orizzonte più ampio al “Conte 2”. Con, sul versante economico, almeno quattro obiettivi prioritari da centrare: avviare la riforma dell’Irpef e irrobustire il taglio del cuneo fiscale; disinnescare le clausole fiscali 2021 da oltre 20 miliardi sotto forma di aumenti di Iva e accise sui carburanti; consegnare la riforma delle pensioni per evitare lo scalone post-Quota 100; tenere sotto controllo i conti pubblici con la contemporanea graduale riduzione del debito.
Vincoli di bilancio e rischi
Traguardi non facili da tagliare alla luce dei noti vincoli del bilancio pubblico. Ma anche della diversità delle posizioni all’interno della maggioranza su alcune misure chiave. Che, senza una nuova sintesi politica o quanto meno un compromesso sugli aspetti meno condivisi di alcuni interventi, rischiano di dimezzare automaticamente il potenziale budget di partenza.
È il caso della parziale rimodulazione dell’Iva con il contestuale spostamento di alcuni prodotti a più largo consumo dell’aliquota più alta a quelle agevolate e il percorso inverso per alcuni beni di lusso. Un intervento che potrebbe garantire almeno 4-5 miliardi. A proporlo era stato lo scorso autunno il ministero dell’Economia, con il sostegno del Pd, ma era stato subito bloccato dal secco no di Matteo Renzi e, a ruota, dei Cinque stelle.
Guardando alla montagna di oltre 20 miliardi di clausole fiscali da scalare con la prossima legge di bilancio, al Mef c’è però chi continua a considerare una diversa calibrazione dell’Iva quasi una via obbligata. Anche perché l’alternativa sarebbe quella di ricorrere a nuovi balzelli fiscali dalla negativa ricaduta in termini di popolarità e su cui il Governo è andato in sofferenza in occasione dell’ultima manovra. Il dossier Iva, del resto, era già stato preparato la scorsa estate su richiesta dell’allora ministro Giovanni Tria.
A caccia di 4-5 miliardi
Altri 4-5 miliardi potrebbero essere recuperati facendo leva su un primo riordino delle agevolazioni fiscali, annunciato da oltre dieci anni ma sempre rimasto al palo. Anche in questo caso è stato già abbozzato un doppio dossier. Il primo per scremare le detrazioni Irpef, dal quale era sgorgato lo stop di quelle sanitarie (escluse le patologie gravi) sopra i 120mila euro annui che era inserito nella legge di Bilancio dell’esecutivo “Conte 2” per poi essere però accantonato in corsa. Il secondo dossier è quello preparato dal M5S per “comprimere” i sussidi collegati ad attività o azioni dannose per l’ambiente. Un intervento delle tax expenditures, magari con tetti e franchigie, è ormai considerato quasi unanimemente ineludibile anche per arginare il fiume degli sconti fiscali ingrossato di altri 5,2 per il 2020 dall’ultima legge di Bilancio (si veda Il Sole 24 Ore del 31 dicembre scorso).