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La grande incertezza: recessione superata, ma gli italiani non vedono la ripresa

È la stagione della grande incertezza. La fiducia delle famiglie sta salendo lentamente verso i livelli del 2008, ma i segnali dell’economia sono ancora troppo contradditori, tanto che un terzo degli italiani (il 31,9%) non sa se essere ottimista o pessimista rispetto al proprio futuro. Una grande incertezza appunto che ovviamente si ripercuote sui comportamenti di spesa e quindi sui consumi che restano tirati: quasi un quarto delle famiglie preferisce risparmiare perché teme il futuro.

Questi gli umori raccolti nell’ultimo outlook Confcommercio-Censis che ha chiesto anche il parere su temi portati avanti dal Governo come la chiusura domenicale dei negozi e l’autonomia. Su entrambe le misure una leggera maggioranza dice sì: sono favorevoli rispettivamente il 59,5% (per la chiusura domenicale dei negozi) e il 51,9% (per una maggiore autonomia delle Regioni anche attraverso forme di regionalismo differenziato).

La nuova indagine mostra come il saldo ottimisti-pessimisti sul proprio futuro prossimo sia in leggera risalita: la fiducia in positivo segna un +21,5% (era il 15,4% un anno fa). Ma è in crescita la quota degli italiani che non sa cosa aspettarsi: il 31,9% (in crescita) non sa se essere ottimista o pessimista. La recessione «è superata tecnicamente, ma siamo a livelli di crescita talmente esigui che siamo dentro l’errore statistico, pochi credono alla ripresa. La
sensazione di sfiducia e paura c’è ed è abbastanza netta», ha spiegato il direttore ufficio studi Confcommercio, Mariano Bella, presentando l’Outlook Italia 2019 Confcommercio-Censis. Il paese secondo Bella «non ha la spinta giusta da parte dei cittadini -ad esempio sulla propensione al consumo – per trasformare la
stagnazione in qualcosa di meglio». Cresce dal 17,3% del 2018 al 22% del 2018 la quota di famiglie che dice di aver ridotto i consumi di alcuni beni e servizi per mettere da parte i soldi per eventuali imprevisti.

L’indagine mostra anche una delle possibili origini di questa paura e sfiducia: il crollo della ricchezza degli italiani per colpa della crisi. Gli italiani hanno perso 20.176 euro procapite tra il 2007 e il 2019 (10.557, la metà, solo di ricchezza immobiliare). E questa grande incertezza si fa sentire anche sullo spread tornato a risalire in questi ultimi giorni: «Lo spread è un termometro della fiducia dei risparmiatori. Ci vogliono equilibrio e responsabilità per conciliare la scarsa crescita con gli ambiziosi obiettivi di finanza pubblica», ha spiegato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. Che aggiunge: «La fiducia di famiglie e imprese è in calo da diversi mesi, fenomeno che spiega la fragilità di investimenti, produzione e consumi». «Di fronte a questa situazione serve un progetto credibile di riforma fiscale e taglio delle tasse. Per realizzarlo bisogna ridurre la spesa pubblica improduttiva, dismettere patrimonio pubblico, recuperare risorse dal contrasto all’evasione e all’elusione. Solo così – conclude Sangalli – si darà una prospettiva diversa e migliore alle imprese e alle famiglie. E un ottimo punto di partenza resta l’abbandono chiaro e definitivo delle clausole di salvaguardia sull’Iva».

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