L’Italia è ancora un Paese in cui il contante è usato nell’86% dei casi, mentre alle carte è riservato il 13% dei pagamenti. Anche se la tendenza a scegliere il digitale è crescente: tra le diverse tipologie di pagamenti digitali, per il contactless Mobile POS, ad esempio, si prevede un tasso annuo di crescita composto a 90 miliardi di euro in valore nel 2020, dai 18 del 2017. Sono alcuni dei numeri che emergono da un’indagine della BCE, integrata dalla Banca d’Italia e intitolata “L’utilizzo del contante in Italia: evidenze dall’indagine della BCE. ‘Study on the use of cash by households’”.
Il report fotografa un paese ancorato al contante, ma che rincorre il digitale. “Parliamo di dati del 2016. Nel 2017 i pagamenti digitali in Italia sono cresciuti di oltre il 10%, raggiungendo i 220 miliardi di euro di transazioni” ha spiegato Francesco Luongo, presidente di C4DiP (che sta per Consumers For Digital Payments), progetto di tre associazioni di consumatori (Movimento Difesa del Cittadino, Asso-consum e U.Di.Con) nato per rendere più agevole l’uso della moneta elettronica e sensibilizzare istituzioni e cittadini ad un uso sicuro dei pagamenti elettronici.
Per Luongo “c’è una progressione geometrica in doppia percentuale nella dimestichezza degli italiani con i pagamenti digitali, anche grazie all’ecommerce”. Una spinta, quella del commercio elettronico, che trova conferma anche nella recente indagine del Politecnico di Milano “Il retail tra tradizione e innovazione” in cui emerge che la maggior parte degli investimenti degli esercizi commerciali si concentra proprio su sistemi di accettazione dei pagamenti digitali.
In questo contesto “risulta da una nostra indagine – fa notare sempre Luongo – che il 65% degli italiani è consapevole di avere il diritto di effettuare pagamenti digitali anche con la Pubblica Amministrazione, anche se ancora pochi conoscono PagoPA”. L’analisi della BCE disegna un quadro variegato del consumatore italiano, anche in termini geografici: c’è insomma una mappa contante-digitale con una maggiore diffusione del secondo al Nord e al Centro. “Il consumatore non è omologabile in forme e comportamenti univoci. Possiamo avere dimestichezza con un determinato canale di pagamento e non saperne nulla di carte digitali”.
Risulta poi che l’uso del contante sale con l’età mentre l’impiego della moneta di digitale è più frequente tra consumatori a più elevata scolarizzazione. “Tutto è legato al livello di educazione finanziaria più che di scolarizzazione – precisa Luongo – il grande merito di questa indagine sta nel sottolineare per l’ennesima volta che esiste nel nostro paese un problema di educazione finanziaria, aldilà dei furbetti del POS, quella parte di piccola distribuzione italiana che non accetta o accetta di malavoglia i pagamenti digitali”.
Che l’educazione finanziaria sia uno dei fattori determinanti per il passaggio al digitale lo confermano sempre i dati dell’indagine di BCE. Se infatti ci si spinge a riflettere sulle ragioni di ciò che facciamo, risultano scelte più evolute e dettate in misura minore dall’abitudine. Interrogati sulle preferenze degli strumenti di pagamento il 39% dei risparmiatori ha scelto il cash, perché è sempre accettato (il 51%), veloce (40%), per il maggior controllo delle spese (24%). Invece, tra i risparmiatori che hanno optato per il digitale (e sono il 45%) il 47% lo fa perché non è necessario controllare se si ha sufficiente denaro, il 38% perché è veloce, il 26% è sicuro, il 22% perché è semplice.
“L’istinto del consumatore – spiega Francesco Luongo – è evitare truffe e fregature”. Il pagamento digitale “garantisce di più”. Una consapevolezza “culturale che nasce da un dato istintivo. Il consumatore medio italiano inizia a sapere sempre di più rispetto al passato che se paga digitale il suo reso sarà, per esempio, più sicuro e la restituzione dei suoi soldi più probabile, in caso di difetti del bene acquistato. E soprattutto conserva la tracciabilità del pagamento che ha effettuato. Tutte garanzie che non esistono nel mondo del contante”.
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