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Gennaio conferma l’andamento in crescita della richiesta di cassa integrazione da parte delle imprese, che ormai va avanti da inizio 2019. La Cigs, vale a dire la cassa integrazione straordinaria per le difficoltà aziendali più strutturali, vola a +52,57 per cento rispetto a gennaio 2019. A soffrire è essenzialmente l’industria (+62,47% di ore richieste), ma ora entra in difficoltà anche il commercio (+65,98 per cento). E schizzano su anche le domande di disoccupazione: in tutto il 2019 sono state oltre 2 milioni.
Boom domande di disoccupazione
I dati appena diffusi dall’Inps evidenziano un mercato del lavoro in forte frenata, e alle prese con i soliti nodi strutturali. Il 2019 è stato il primo anno, dal 2012, che ha visto riacursi il fronte Cig. Un andamento che ora viene confermato a gennaio. A spiegare l’incremento delle ore richieste dalle aziende di ammortizzatore sociale ci sono le crisi industriali in aumento. Al solo Mise ci sono 160mila tavoli aperti, che interessano 200mila lavoratori, 60mila dei quali a rischio perdita del posto di lavoro.
Sempre lo scorso anno, poi, il numero di aziende in crisi che hanno fatto ricorso a nuovi decreti di Cigs sono state 1.240, pari a 2.283 siti aziendali. I contratti di solidarietà, dopo il Jobs act divenuti causale autonoma della Cigs, sono in costante aumento: nel 2019, 775, il 62,5% di tutti i decreti firmati; e da diversi mesi anche la Naspi veleggia sulle 100mila domande mensili. A dicembre 2019, ad esempio, le domande di disoccupazione, compresa la mobilità, sono state 129.310, il 3,7% in più rispetto a dicembre 2018. In tutto il 2019 si è superata quota 2 milioni di domande.
Mancato decollo politiche attive
Oggi la mappa della cassa integrazione, il termometro della difficoltà del nostro tessuto produttivo, è piuttosto articolata. E anche per via delle nuove regole introdotte dalla riforma del governo Renzi del 2015 sta tornando alla ribalta. Le grandi crisi industriali interessano attualmente veri e propri settori: l’automotive, la siderurgia, gli elettrodomestici, il commercio, e in particolare la grande distribuzione, la chimica. Al momento il tiraggio delle ore di Cig si attesta quasi al 36 per cento. L’aumento della Cig è legato poi anche al mancato decollo delle politiche attive, l’altra gamba della riforma del 2015 ancora in stand by. Urgente rimetter mano alla riforma del 2015. Il mix nuove regole e politiche attive ferme ai box spinge tutte le parti sociali a chiedere un intervento urgente sugli ammortizzatori. Il tavolo governativo chiamato a dare risposte è appena partito. Intanto nel milleproroghe è confermata una nuova iniezione di risorse (oltre 140 milioni) per gli ammortizzatori sociali. È l’ennesimo intervento tampone. Bisogna ora avere coraggio e rivedere lo strumento facendo decollare le politiche attive. Certo, il tutto tornando a crescere.