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Con un crescita di appena tre decimali, l’economia italiana ha segnato nel 2019 il suo rallentamento più marcato dai tempi della ripresina registrata tra il 2016 e il 2017. E con un arretramento dello 0,3% nell’ultimo trimestre, un dato che dovrebbe essere confermato da Istat il 4 marzo, l’eredità statistica sulla crescita 2020 parte da un -0,2%.
Il tutto, naturalmente, al netto degli effetti per ora incalcolabili dell’epidemia Covip-19 in pieno corso. Vale ricordare che la legge di Bilancio aveva introdotto, a fine dicembre, misure espansive complessive per 33 miliardi, di cui 16,2 (0,9% del Pil) finanziate in deficit. Di conseguenza l’avanzo strutturale del 2020 viene ridotto di tre decimali, al 1,9%.
Ora il governo ha annunciato ulteriori interventi di impulso in disavanzo, probabilmente per poco meno di 4 miliardi. In questo quadro di incertezza arriva però il dato positivo dell’indebitamento netto, in calo di sei decimali l’anno scorso. Anche in virtù di un aumento della pressione fiscale il deficit si è fermato a -1,6% (dal -2,2% del 2018) ed è cresciuto anche il saldo primario (all’1,7% dal 1,5% dell’anno prima). Un margine positivo per le manovre di emergenza che dovranno essere approntato nelle prossime settimane.
Cresce di 20 miliardi il prelievo fiscale
La pressione fiscale è crescita invece di mezzo punto, passando dal 41,9% del 2018 al 42,4% dell’anno scorso, con un maggiore prelievo di circa venti miliardi (a 758,6 miliardi). Il debito/Pil non è cambiato, restando al livello del 134,8% del 2018, dato tra l’altro appena aggiornato con la revisione effettuata da Bankitalia il 23 settembre scorso: il livello 134,8% risulta linearmente invariato dal 2016, a questo punto, se si eccettua il livore miglioramento (134,1%) del 2017. L’Istat nel breve commento che accompagna la statistica flash di giornata spiega il rallentamento così: dal lato della domanda, nonostante la decelerazione delle esportazioni, il calo delle importazioni ha determinato un contributo positivo della domanda estera netta. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, la crescita del valore aggiunto è stata sostenuta nel settore delle costruzioni, modesta nei servizi, mentre l’agricoltura e le attività manifatturiere hanno subito una contrazione.
Lavoro e retribuzioni non aiutano la ripresa
Non ha certo contribuito a contenere il rallentamento il mercato del lavoro, con le unità di lavoro e le retribuzioni pro capite in crescita a un ritmo più modesto rispetto al 2018. Le unità di lavoro (Ula) sono aumentate dello 0,3% per il solo lavoro dipendente, visto che le unità di lavoro indipendenti restano sostanzialmente invariate. La crescita delle Ula ha interessato tutti i macrosettori, ad eccezione dell’industria in senso stretto (- 0,4%). L’occupazione è aumentata dell’1,9% nelle costruzioni, dello 0,3% nei servizi e dello 0,1% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca.