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Le rinnovabili, la Russia e la geopolitica: il caso delle Repubbliche baltiche

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Le Repubbliche baltiche, Lituania, Estonia e Lettonia stanno spingendo sull’acceleratore della produzione di energia da fonti rinnovabili. I motivi sono, certamente, un’attenzione alla transizione energetica e alle problematiche ambientali che affliggono il mondo, ma non solo. Abbiamo sottolineato infatti, in tante occasioni, il ruolo fondamentale della geopolitica nelle scelte di politica energetica degli Stati. In questo caso siamo di fronte a scelte politiche molto precise per uscire dall’egemonia energetica russa.

In un rapporto dell’Unione europea pubblicato di recente si evidenzia come tra gli Stati più virtuosi nel raggiungimento dei target di energia verde ci siano proprio le tre repubbliche baltiche. L’Europa infatti ha deciso che tutti i 28 Stati membri dovranno procurarsi il 20% della loro energia da fonti rinnovabili entro il 2020 e il 27% entro il 2030.

La corsa verso le rinnovabili delle tre repubbliche dipende molto dalla voglia di tagliare il cordone ombelicale che ancora le tiene attaccate, dal punto di vista energetico, a Mosca. Per non fare la fine dell’Ucraina con cui la Russia è passata dalla ‘guerra del gas’ a quella vera e propria fino all’annessione della Crimea del 2014. L’obiettivo geopolitico degli Stati baltici quindi è di essere autosufficienti in termini energetici entro il 2025 allacciandosi alla rete europea e staccandosi da quella russa.

Lituania, Estonia e Lettonia, stati che facevano parte dell’ex Unione sovietica, hanno affermato che entro i prossimi 6 anni saranno indipendenti, dal punto di vista energetico, da Russia e Bielorussia, collegandosi con la rete europea continentale a seguito di una serie di accordi con i paesi dell’Ue. In particolare, tra Estonia e Finlandia ci sono i cavi sottomarini Estlink 1 e 2, mentre la Lituania è collegata alla Svezia con il cavo ad alta tensione Nordbalt da 700Mw che attraversa il Mar Baltico tra la città portuale di Klaipeda e Nybro. Nel 2016 è stata realizzata l’interconnessione LitPol da 500 Mw tra Lituania e Polonia, che rappresenta la prima fase di integrazione energetica degli Stati baltici con l’Europa continentale.

Per rinunciare al gas e al petrolio russo, l’Estonia ha puntato forte anche sull’auto elettrica diventando tra i leader Ue per questo tipo di veicoli e per quelli ibridi mentre la Lituania ha l’obiettivo di avere 200 Mw di potenza fotovoltaica installata entro il 2020, che la renderebbe il maggiore produttore di energia solare nella regione. La Lettonia, dal canto suo, è leader degli Stati baltici nell’idroelettrico.

“Lituania, Lettonia ed Estonia sono membri dell’Ue solo dal 2004 ma hanno dimostrato attraverso i loro obiettivi energetici al 2025 di essere i sostenitori più forti di un’unione energetica più forte”, ha affermato Andrius Terskovas, responsabile dello sviluppo commerciale della SIG (Sun Investment Group), società di investimento lituano-polacca attiva nel solare.

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