Crescono sia i settori tradizionali del made in Sicily (+5,7% per alimentari e bevande, +3,1% per i prodotti agricoli), sia quelli tecnologici (+37,5% per gli apparecchi elettronici, +34,6% per i prodotti chimici)
L’export della Sicilia ha tolto il freno a mano ed è tornato a crescere: +30,4% nel 2017 rispetto all’anno precedente; superati i 9 miliardi di beni esportati. Crescono sia i settori tradizionali del made in Sicily (+5,7% per alimentari e bevande, +3,1% per i prodotti agricoli), sia quelli tecnologici (+37,5% per gli apparecchi elettronici, +34,6% per i prodotti chimici). Lo rende noto Sace Simest, polo dell’export e dell’internazionalizzazione del Gruppo Cdp, che ha mobilitato nel solo 2017 oltre 400 aziende siciliane, con 93 milioni di euro a sostegno della crescita internazionale delle eccellenze regionali. La Sicilia, oggi al secondo posto tra le regioni esportatrici del Mezzogiorno, ha dimostrato infatti un buon dinamismo in termini esportativi, grazie alle aziende regionali che si affacciano sui mercati globali. “Se continuerà su questa strada, l’export regionale – spiega la società – ha tutte le carte in regola per confermare la buona performance del 2017 anche nei prossimi anni, penetrando stabilmente nei mercati a più alto potenziale per il Made in Sicily, sia emergenti che avanzati”.
La Sicilia è la seconda regione esportatrice del Mezzogiorno, decima su scala nazionale, trainata sia dai settori tradizionali del Made in Sicily quali prodotti agricoli, alimentari e bevande (cresciuti rispettivamente del 3,1% e del 5,7%) e prodotti raffinati sia dai settori tecnologici quali chimica e apparecchi elettronici (tutti cresciuti a tassi a due cifre). Un esempio di lungimiranza può essere rappresentato dall’azienda “Cantine Ermes” che produce vini di eccellenza nella Valle del Belice, con molta attenzione alla sostenibilità e alla conservazione della biodiversità. Già a metà degli anni ’90 istituì un “punto d’appoggio”, intermedio in termini geografici, a Mansuè, nel trevigiano, per l’export verso i Paesi dell’Est Europa, dove si stavano aprendo nuovi interessanti mercati. Pochi anni dopo, intuì le potenzialità del vino locale più noto, il Prosecco, investendo con successo in una linea di produzione di specialità enologiche del territorio che oggi rappresenta una delle maggiori realtà vitivinicole del Veneto e vanta 144 conferenti/fornitori con una previsione per il 2018 di 280.000 quintali di uve lavorate. Dunque, un “trasferimento di know-how” più che ventennale dalla Sicilia al Veneto che poco ha da invidiare alla logica delle più attuali startup.
I primi quattro mercati per l’export regionale nel 2017 sono stati Francia, Stati Uniti, Spagna e Turchia. Per quest’ultima, occorrerà maggiore cautela negli investimenti, alla luce della recente crisi economica che il paese turco sta attraversando. Già il primo trimestre del 2018 ha confermato l’inversione di rotta, grazie a un incremento del 9,5% delle esportazioni regionali rispetto ai primi tre mesi dell’anno precedente.
Sebbene i principali partner commerciali della regione siano mercati prossimi come Francia e Spagna (che hanno fatto registrare le migliori performance nel 2017, rispettivamente del +13,9% e del +41,4%), le esportazioni potranno trovare margini di crescita considerevoli anche al di fuori delle destinazioni tradizionali. Per l’export degli apparecchi elettronici buone potenzialità sono offerte da Filippine e Marocco (entrambi hanno registrato importanti tassi di crescita e ad oggi coprono quasi il 10% dell’export di questi prodotti): i due Paesi rientrano tra le cinque geografie più promettenti identificate nel Rapporto Export di Sace Simest, per le quali si attende una crescita rispettivamente dell’8,9% e del 7,4% in media annua nel periodo 2018-2021. Per il settore dei prodotti chimici, mercati interessanti sono Indonesia e India: quest’ultima rappresenta uno dei mercati più appetibili per l’export nostrano, su scala sia regionale sia nazionale, grazie al momento particolarmente positivo dell’economia indiana, testimoniato dall’implementazione del programma “Make in India”, dai crescenti investimenti nelle infrastrutture e dall’incremento dei consumi interni. Nel Paese, dov’è atteso un aumento del 7,2% medio annuo nel prossimo quadriennio, già nei primi mesi del 2018 si è registrato un ottimo +15,3%. Relativamente ai settori più tradizionali del Made in Sicily, per alimentari e bevande le destinazioni più interessanti sono tutte fuori dall’Europa: in particolare in Asia (Cina e Giappone, dove nel 2017 sono stati esportati oltre 52 milioni di euro di prodotti). Per i prodotti agricoli, invece, le aziende dovranno guardare principalmente ai Mercati europei (Polonia e Spagna).