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L’Italia frena. E per Confindustria il peggio deve ancora venire

L'Italia frena. E per Confindustria il peggio deve ancora venire

 (Agf)

  Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, sullo schermo dietro di lui il vicepremier Luigi Di Maio 

L’economia italiana è entrata ufficialmente in recessione tecnica. L’Istat ha certificato che nel quarto trimestre del 2018 il Pil è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,1% in termini tendenziali. Si tratta del secondo calo congiunturale consecutivo dopo il -0,1% segnato nel terzo trimestre dell’anno scorso, primo segno negativo dal secondo trimestre 2014. Nel 2018 il Pil è aumentato dell’1%, in frenata rispetto al +1,6% dell’anno precedente. La variazione acquisita per il 2019 è -0,2%.

“Reagire subito”

Il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha lanciato subito un allarme: a gennaio “avremo un rallentamento ancora superiore” rispetto al quarto trimestre, a seguito della frenata dell’economia globale e della Germania. Bisogna “reagire” subito attivando investimenti pubblici e privati e riaprendo immediatamente i cantieri”. Anche i sindacati e le altre parti sociali hanno sollecitato interventi. “Sono dati molto preoccupanti con rischi per l’occupazione”, ha detto la leader della Cisl, Annamaria Furlan.

Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha sottolineato che “bisogna cambiare le regole e rilanciare l’economia: servono investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture, per il riassetto urbanistico delle città e per la messa in sicurezza del territorio”. Sulla stessa linea la presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise, che ha chiesto più risorse per investimenti e consumi. Mentre Confcommercio si è detta “preoccupata per il futuro” e ha chiesto di “evitare l’aumento dell’Iva”. Infine Confedilizia ha rinnovato l’invito “a far ripartire il mercato immobiliare”.

 Banca d’Italia, Bankitalia

Il dato dell’Istat era già stato anticipato in qualche modo da Bankitalia che nell’ultimo bollettino economico aveva previsto per l’ultimo trimestre del 2018 un calo dello 0,1%, all’interno di una forchetta che va da 0 a -0,2%. Sulla base di queste valutazioni, nel complesso del 2018 la crescita del Pil sarebbe stata dell’1% sulla base dei dati annuali e dello 0,9% sulla base dei dati trimestrali destagionalizzati e tenendo conto degli effetti del calendario. Via Nazionale ha previsto anche un 2019 in grigio, con una crescita stimata dello 0,6% contro l’1% programmato dal governo.

Il monito del Fmi

Dopo la Banca d’Italia è stato il Fondo monetario internazionale a tagliare le stime sulla crescita del nostro Paese: anche per i tecnici dell’istituto di Washington quest’anno il Pil salirà soltanto dello 0,6%, 0,4 punti in meno rispetto alle previsioni pubblicate a ottobre scorso. A giustificare la revisione, si legge nell’aggiornamento del World Economic Outlook, sono “la debole domanda domestica e i maggiori costi di finanziamento dovuti ai rendimenti elevati sui titoli di Stato”. Ma dall’Fmi è arrivato arriva anche un avvertimento: “il costoso intreccio tra rischi sovrani e rischi finanziari in Italia rimane una minaccia” per l’economia globale, insieme alla Brexit e alla disputa commerciale Cina-Usa. Infine anche l’Ocse potrebbe rivedere al ribasso a marzo le stime del Pil italiano, dopo averlo già fatto lo scorso novembre, come ha annunciato il segretario generale, Angel Gurria, a margine dei lavori del Wef. 

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