È all’efficacia delle norme sui pagamenti elettronici e a quelle sull’uso delle banche dati che si dovrà guardare per valutare il successo delle scelte del governo. Lotta alle frodi e stretta sulle compensazioni sono più in continuità con il passato
di Marco Mobili e Salvatore Padula
Evasori, ecco i quattro reati estesi alle imprese
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Lotta alle frodi sull’Iva e sulle accise; nuovi limiti alle compensazioni; incentivi per l’uso di forme di pagamento tracciabili; più spazio all’analisi dei dati e all’incrocio delle informazioni a disposizione dell’agenzia delle Entrate. Si muove lungo queste quattro direttrici la strategia del governo per il contrasto dell’evasione fiscale, che sta via via trovando il suo assetto definitivo nel Dl 124 e nel Ddl di Bilancio.
Una strategia – per altro, rafforzata dall’inasprimento delle sanzioni penali – che vale la rispettevole cifra di 13 miliardi di euro in aggiunta all’attività ordinaria nel prossimo triennio (per la precisone: 3,2 miliardi nel 2020; e poi 4.999 e 4.590 nel 2021 e nel 2022, stima dell’Upb, l’Ufficio parlamentare di Bilancio). Un importo complessivo rilevante, anche se inferiore ai valori circolati inizialmente, e che non sembra destinato a cambiare nel corso dell’iter parlamentare della manovra, almeno non nella sua portata complessiva.
Grande promessa o grande illusione?
Questa, ovviamente, è la domanda che tutti si pongono. In alcuni casi – vedi la lotta alle frodi e i nuovi limiti alle compensazioni, che come sappiamo producono lo spiacevole effetto di penalizzare anche i contribuenti onesti – si tratta di misure in continuità con il passato. Quindi è all’efficacia delle norme sui pagamenti elettronici e a quelle sull’uso delle banche dati che si dovrà guardare per valutare il successo delle scelte del governo.
L’evasione non ha un solo volto. Ha molti volti e con molti profili diversi. Tutti dannosi e tutti da combattere con strumenti adeguati. Come la manovra per il 2020 dice di voler fare. Non sempre in modo lineare.
Da dove si parte, purtroppo, lo sappiamo benissimo, non foss’altro perché la «Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva» predisposta dalla Commissione presieduta da Enrico Giovannini – che è uno dei documenti allegati alla manovra di Bilancio – ce lo ricorda ogni anno. Mettendo in luce una serie di verità e paradossi (che spesso la politica tende a ignorare) che ora si intrecciano con le strategie messe nero su bianco dall’esecutivo.