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L’ultima contesa tra Italia e Francia sulle supernavi da crociera

L'ultima contesa tra Italia e Francia sulle supernavi da crociera

Afp

Cantiere Stx di Saint Nazaire

L’azienda francese che senza problemi nel 2006 era finita in mano a un gruppo coreano, fa fatica oggi a passare sotto il controllo degli italiani dopo il fallimento della proprietà asiatica. È la storia d Stx, il più grande cantiere navale francese, che Fincantieri è andata a comprarsi nel gennaio 2017 a Seul, presentando l’offerta migliore al Tribunale locale dove veniva smembrato il colosso coreano Stx, finito in fallimento.

Due anni dopo, l’operazione è ancora in alto mare, nonostante l’apprezzamento degli analisti finanziari. Viene giudicata un passo strategico per l’industria della cantieristica europea. Ma è bloccata dalle convulsioni della politica e in particolare dai mal di pancia del presidente francese Emmanuel Macron, che in questa vicenda ci ha messo più di uno zampino.

Seabourn Encore (Longo Micaela, fincantieri) 

Il compratore è Fincantieri, società con sede a Trieste, controllata per il 71% dallo Stato italiano, quarto gruppo al mondo nella costruzione di navi, sia civili che militari. Il suo punto di forza sono le navi da crociera, dove vanta una quota di mercato mondiale del 40%. Poche settimane fa l’americana Norwegian Cruise ha confermato un ordine da 1 miliardo di dollari per due navi.

Stx è grande circa un terzo di Fincantieri (fattura 1,5 miliardi di euro contro i 5 mld circa del gruppo italiano), ma ha una forte presenza nelle navi da crociera: insieme i due gruppi arriverebbero al 60% del mercato mondiale. Nel 2017 Giuseppe Bono, l’amministratore delegato di Fincantieri, era uscito dal Tribunale di Seul con il contratto per acquistare il 55% di Stx per poco più di 70 milioni di euro. Passati due mesi, ecco che Macron, sotto la pressione dei sindacati francesi, ordina lo stop dell’operazione e vara la “nazionalizzazione temporanea” di Stx. I francesi non vogliono che gli italiani abbiano la maggioranza.

Fincantieri 

La trattativa del 2017

Fincantieri non molla e dice che sotto il 51% non scenderà. Ci vogliono lunghe trattative per arrivare all’accordo finale annunciato nel settembre 2017 al vertice italo-francese di Lione, un accordo, si dice studiato in prima persona da Macron, che per questa vicenda è tornato a fare il suo vecchio mestiere di banchiere d’affari: prima di entrare in politica lavorava per Rothschild ed era uno dei più pagati in Europa. Fincantieri comprerà il 50% di Stx per 59,7 milioni di euro, lo Stato francese manterrà una quota del 33,3%, la francese Naval Group (cantieristica militare) avrà il 10%, una quota del 3,6% andrà ai fornitori locali e una quota del 2% ai 7.000 dipendenti.

Cantiere Fincantieri di Riva Trigoso (Afp)

Ma Fincantieri potrà comandare perché per 12 anni avrà in prestito un ulteriore 1% datole dallo Stato francese, a patto che vengano rispettati i paletti in materia di occupazione, governance e proprietà intellettuale. Deve passare ancora un anno prima che tutti i dettagli di questo accordo vengano definiti. Si arriva così a novembre del 2018 con l’annuncio ufficiale dell’intesa. A corollario dell’acquisizione di Stx, nel frattempo ribattezzata Chantier de l’Atlantique, Fincantieri e la francese Naval Group si impegnano in un’alleanza strategica nella cantieristica militare.

I manager delle aziende vorrebbero festeggiare, ma è impossibile. Le relazioni politiche fra Italia e Francia sono da tempo fortemente deteriorate: Roma e Parigi litigano per l’accoglienza dei migranti, per il passaggio dei clandestini a Bardonecchia e a Claviere, per la Libia, per il giudizio sulla manovra economia italiana. Quando poi Luigi Di Maio va a Parigi a incontrare uno dei capi della rivolta dei Gilet gialli, quel Cristophe Chalencon che inneggia alla guerra civile, scatta il ritiro dell’ambasciatore francese da Roma.

Rapporti diplomatici sempre più tesi

È in questo clima che a gennaio 2019 arriva la notizia che il governo di Parigi ha deciso di sottoporre l’intesa Fincantieri-Stx al vaglio dell’Antitrust europea, anche se le dimensioni dell’operazione non lo rendono obbligatorio. La Germania, dove opera il gruppo concorrente Meyer Werft, ha appoggiato la richiesta francese. Dai vertici di Fincantieri, in attesa dell’avvio dell’istruttoria, per il momento sono arrivati solo commenti interlocutori: l’amministratore delegato, Giuseppe Bono, dice di “non essere preoccupato” per l’esito dell’operazione a causa della crisi diplomatica tra i due Paesi.

Cantiere Fincantieri di Riva Trigoso (Afp)

Il presidente Giampiero Massolo rivendica invece la bontà del progetto, che “tende a mettere l’industria europea in una situazione di maggiore competitività sui mercati mondiali; non riteniamo che da questo punto di vista ci sia una situazione di rischio per la concorrenza europea”, anzi, “riteniamo che ci siano molte opportunità proprio sotto il profilo delle collaborazioni industriali”.

L’iter europeo prevede una durata di 25 giorni lavorativi, prorogabili entro 90 giorni se le aziende interessate si offrono di assumere impegni per ridurre la concentrazione. Che cosa succederà se l’accordo venisse bocciato? Fincantieri sopravviverà sicuramente anche senza i Chantiers de l’Atlantique, ma perderebbe un’occasione per rafforzarsi nel segmento delle super-navi e alla fine ci rimetterebbe tutta l’Europa, perdendo l’occasione di presidiare il mercato internazionale con un campione europeo in grado di offrire tutta la tipologia delle navi da crociera. 

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