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Made in Italy di successo? Il farmaco

Italia primo produttore farmaceutico in Europa, superata la Germania. Un successo che ha effetti anche sull’occupazione: farmaceutica assume più di qualsiasi altro settore, 6000 all’anno, e di questi più della metà è under 35

L’Italia è il primo produttore farmaceutico dell’Unione europea: dopo anni di inseguimento ha superato la Germania con una produzione che vale 31,2 miliardi di euro, contro i 30 dei tedeschi. Un successo dovuto al boom dell’export, che oggi sfiora i 25 miliardi e che dal 1991 al 2017 è cresciuto di 15 volte, portando la farmaceutica dal 57° al 4° posto della classifica dei settori economici italiani con i più alti livelli di esportazioni. È quanto emerge dal rapporto di Farmindustria, presentato questa mattina a Roma in occasione dell’annuale assemblea pubblica dell’associazione.

“Un successo made in Italy che dimostra la qualità del nostro sistema Paese – dichiara Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria – E che ha ricadute importanti: maggiore occupazione, soprattutto per i giovani; più investimenti che creano valore sul territorio; sinergie con l’indotto e le università; sviluppo degli studi clinici che fanno crescere la qualità delle cure e portano al Servizio sanitario nazionale importanti risorse”.

Il rapporto rivela, infatti, come oggi quella dei medicinali sia un’industria in continua espansione, dove nel 2017 sono stati investiti 2,8 miliardi, di cui 1,5 in ricerca e 1,3 in impianti produttivi, con una crescita di oltre il 20% dal 2012. Valori che si riflettono anche in termini occupazionali, che vedono oggi la farmaceutica come il settore in cui le assunzioni crescono di più che in qualsiasi altro (+4,5% rispetto a +1,3% della media manifatturiera), con un incremento di 6000 assunzioni all’anno negli ultimi tre anni.

In particolare, tra i 65.400 lavoratori attualmente impiegati nella farmaceutica (il 93% a tempo indeterminato), ad aumentare sono soprattutto i giovani: secondo i dati Inps, dal 2014 al 2016 gli under 35 sono aumentati del 10%, rispetto al +3% del totale dell’economia, rappresentano il 55% del totale degli addetti in più e quasi tutti sono a tempo indeterminato (3 su 4).

Tra gli occupati, infine, le donne raggiungono il 42% del totale e spesso ricoprono ruoli importanti nell’organizzazione aziendale: sono donne circa il 40% di dirigenti e quadri, mentre il 52% sono ricercatrici.

Fonte: AGI

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