I timori sono di Coldiretti, perché la primavera birichina sta creando tanti problemi agli alveari in tutte le regioni d’Italia. Questo insetto è uno degli indicatori dei mutamenti climatici in corso
Gli sbalzi termici con l’improvviso ritorno della pioggia e del freddo stessano le api che restano negli alveari e dimezzano la produzione di miele. È la Coldiretti a lanciare l’allarme sugli effetti delle condizioni climatiche avverse che stanno ostacolando il lavoro delle api in occasione delle principali fioriture, dal tarassaco all’acacia.
La primavera instabile sta creando grossi problemi agli alveari da nord a sud del Paese anche perché il maltempo ha compromesso molte fioriture e le api non hanno la possibilità di raccogliere il nettare. La sofferenza delle api è un indicatore dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal sole al maltempo. Gli effetti del clima aggravano il già pesante deficit registrato nel 2017 quando la produzione di miele Made in Italy è risultata pari a circa 10 milioni di chili, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna.
Una situazione che ha peggiorato la dipendenza dall’estero con le importazioni che nel 2017 hanno superato i 23 milioni di chili con un aumento di quasi il 4% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 8 milioni e mezzo di chili e la Cina con quasi 3 milioni di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare.
Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, per l’associazione di categoria occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ce”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ce”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ce”.
In Italia esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Nelle campagne italiane ci sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45 mila apicoltori tra hobbisti e professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni.