Il restyling di quota 100 è molto probabile. Con due opzioni: un intervento sulle finestre oppure il ripristino dell’adeguamento automatico alla speranza di vita dei requisiti contributivi per le pensioni anticipate
di Davide Colombo e Marco Rogari
Quota 100: arriva il restyling del governo giallorosso
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Con la manovra il governo farà «un grande sforzo per evitare l’aumento dell’Iva» e per questo motivo «le risorse scarseggeranno». Non lasciano spazio a dubbi le parole pronunciate da Giuseppe Conte nella replica al Senato prima di ottenere la fiducia. E, probabilmente, non a caso il premier ancora una volta non ha citato «Quota 100», che sembra destinata a trasformarsi in uno dei “serbatoi” della legge di bilancio 2020. Anche se ieri Luigi Di Maio e la neo-ministra, Nunzia Catalfo – che potrebbe essere sostituita alla guida della commissione Lavoro del Senato dal Pd Tommaso Nannicini – hanno assicurato che Quota 100 rimane. «Alla legge Fornero non si torna» ha ribadito il leader M5S. «Poi – ha aggiunto però la ministra del Lavoro – se ci saranno dei miglioramenti da fare, li faremo». E pure il responsabile economico del Pd, e probabile viceministro al Mef, Antonio Misiani, considera più opportuno non interrompere la sperimentazione in corso pur non chiudendo a eventuali correttivi.
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Il restyling, dunque, appare molto probabile. Con due opzioni: un intervento sulle finestre oppure il ripristino dell’adeguamento automatico alla speranza di vita dei requisiti contributivi per le pensioni anticipate (oggi fissati a 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne fino al 2026). L’ipotesi di uno stop anticipato resta per ora sui tavoli dei tecnici che stanno lavorando alla manovra. Il punto di partenza sarà la lettura dei dati sulla maggiore spesa innescata dal decreto di gennaio. L’appuntamento è stato fissato dal decreto salva-conti di luglio: il 15 settembre l’Inps comunicherà al Mef e al Lavoro la fotografia delle spese già erogate e di quelle prospettiche per «Quota 100» e le altre forme di agevolazione pensionistica varate a inizio anno. Numeri che sicuramente verranno utilizzati anche per la stesura della Nota di aggiornamento del Def e sulla base dei quali verranno fatte le scelte per la legge di bilancio. A quel punto l’opzione “stop anticipato” potrebbe riprendere forza, anche perché nel 2021 gli aumenti Iva da disinnescare superano i 26 miliardi.
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Il primo ostacolo da superare resta quello della manovra 2020. Per bloccare le clausole di salvaguardia servono 23,1 miliardi, ai quali se ne aggiungono altri 1-2 per coprire le cosiddette spese indifferibili. A questi 25 miliardi ne vanno sommati almeno altri 5 per avviare la riduzione del cuneo fiscale promessa dal nuovo Governo e 3-4 miliardi per alcune delle misure previste dal programma giallo-rosso: da Industria 4.0 alla proroga degli eco-bonus e degli incentivi per l’occupazione al Sud. In tutto circa 35 miliardi. L’esecutivo spera di ottenere l’ok da Bruxelles per l’utilizzo di nuovo spazi di flessibilità da non meno di 10-12 miliardi. Altri 8 miliardi dovrebbero essere garantiti, in termini di riduzione del deficit e risorse per le coperture, dall’effetto trascinamento della correzione di luglio. Il Governo potrà poi far leva sulla minor spesa per interessi, ancora tutta da quantificare.