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Manovra M5S-Pd: stop aumento Iva, taglio cuneo fiscale e 80 euro allargati

politica economica

L’obiettivo del nascente governo è caratterizzare una via alternativa a quella leghista, ma senza entrare in conflitto con il decalogo pentastellato. Pd e M5S esplorano i principali terreni d’intesa: l’intervento sul cuneo fiscale e gli aiuti ai redditi bassi, da declinare sotto il titolo del “piano famiglia”

di Marco Rogari e Gianni Trovati

28 agosto 2019


Renzi: serve governo per evitare aumento Iva

3′ di lettura

Lo stop agli aumenti Iva è la prima «ragione sociale» per il prossimo governo. Ma il lavoro sull’agenda di politica economica, rilanciato in una prima riunione alla Camera tra Pd e M5S, punta anche su altre priorità. Tre, su tutte: la riduzione del cuneo fiscale, un rilancio del pacchetto Impresa 4.0 e misure concentrate sui redditi bassi, anche da opporre politicamente alla Flat Tax «per i ricchi» di marca leghista. Per ora si va per capitoli, senza entrare nei dettagli: che però andranno definiti in fretta nel lavoro vero e proprio sulla manovra con in mano i numeri della Ragioneria.

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L’obiettivo è di caratterizzare una via alternativa a quella leghista, ma senza entrare in conflitto con il decalogo pentastellato. Di qui i principali terreni d’intesa: l’intervento sul cuneo fiscale e gli aiuti ai redditi bassi, da declinare sotto il titolo del “piano famiglia” evocato ieri dal capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio. In campo c’è l’idea di un «assegno unico» per le famiglie in cui potrebbero confluire le agevolazioni oggi sparse in varie misure scoordinate fra loro.

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Il tema è anche nelle priorità Cinque Stelle. E può essere tradotto in vari strumenti. Sul tavolo c’è l’estensione del bonus 80 euro agli «incapienti», cioè ai redditi troppo bassi (fino a 8mila euro) per ottenere lo sconto attuale. Tra le opzioni c’è anche l’«imposta negativa», un assegno che cresce al diminuire del reddito, mentre perde quota il taglio della prima aliquota Irpef. Per un problema evidente: costa di più, e disperde il beneficio perché riduce il conto anche ai redditi alti. Più di un «no» arriva anche all’ipotesi di trasformare gli 80 euro in una detrazione, a cui si è lavorato al Mef in questi mesi. La detrazione fissa, spinta dalla Lega, modificherebbe la percezione mensile, resa evidente dal meccanismo attuale del bonus.

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