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Marchionne: non è bastato dare l’annuncio dell’addio sabato, a Borse chiuse, per limitare i danni

Forse l’astuzia nel dare l’annuncio quando la maggior parte delle Borse avrebbero chiuso per il fine settimana era ben congegnata (magari suggerita dallo stesso Marchionne), ma il tracollo c’è stato eccome, nonostante il minimizzare di certa stampa

Fca e tutta la galassia dei titoli legati al Lingotto hanno chiuso in rosso la prima giornata del post-Marchionne, ma in Borsa -ci si affretta a dire contro l’evidenza-  “non c’è stato un crollo dopo la traumatica uscita, in anticipo sui piani, del manager che negli ultimi 14 anni ha rivoluzionato il gruppo”. Ma i numeri parlano: Fca, dopo un’apertura a – 5%, ha ceduto l’1,5% a 16,7 euro, Cnh l’1,7% ed Exor il 3,2%. Il titolo peggiore è stato Ferrari: la società di Maranello è quella in cui l’ex ad di Fca sarebbe rimasto anche dopo la fine dell’incarico nel 2019. la quotazione è scesa del 4,88% a 113,95 euro, ma paga anche l’andamento positivo della quotazione da inizio anno e l’uscita dal Gp di Germania della Formula 1 guidata da Vettel, che mette a rischio il Mondiale. Gli occhi del mercato ora sono puntati sui conti del semestre, che il gruppo deve approvare mercoledì. Oggi e domani a Torino si riunisce il Gec, il gruppo di top manager a riporto dell’ad, sotto la guida di Mike Manley. Proprio l’uomo che fino ad ora ha guidato Ram e Jeep, i due marchi del gruppo che fanno più utili, è “l’uomo giusto per portare avanti il piano industriale presentato recentemente”, scrive Mediobanca in un report. Al tempo stesso, tuttavia, dovrà dimostrare di avere una delle doti che ha fatto grande Marchionne, ovvero quella di essere un ottimo negoziatore. “Manley dovrà anche convincere il mercato di essere un ‘deal maker’ di successo, visto che l’M&A probabilmente resterà uno dei driver principali per il prezzo del titolo Fca”, continua il report.

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