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Mario Draghi getta acqua sul fuoco dopo che ieri l’aveva acceso. Sempre con la consueta flemma

A Bali si dice fiducioso in un compromesso. E parla anche di “deviazioni” del passato. Nessun rischio contagio, ma le dichiarazioni hanno riflesso diretto sui mercati e andrebbero limitate

Da huffingtonpost.it

Ieri parole di critica, oggi di distensione. Mario Draghi parla da Bali, dove il Fmi riunisce economisti, ministri e governatori delle banche centrali, molti dei quali in questi giorni si interrogano su cosa sta accadendo in Italia e come potrà evolvere la situazione. C’è chi professa ottimismo, come gli Usa, chi prepara la battaglia negoziale, come Pierre Moscovici, chi parla di effetto contagio, come Jyrki Katainen.

Mario Draghi chiede calma. “Sono fiducioso che tutte le parti trovino un compromesso” ha affermato il presidente della Bce parlando della manovra italiana. “Sappiamo che ci sono procedure stabilite e accettate da tutti, ci sono state deviazioni: non è la prima volta e non sarà l’ultima” dice invitando poi a non drammatizzare per queste deviazioni. “Come ho detto, bisogna abbassare i toni e sono piuttosto ottimista che sarà trovato un compromesso”, aggiunge Draghi. Non c’è un “rischio contagio” per l’Europa proveniente dalle tensioni sulla discussione tra Bruxelles e Roma. Draghi insiste poi sui danni che l’uso eccessivo di dichiarazioni produce sull’economia reale. “I dibattiti sulla esistenza dell’euro hanno creato danni reali con un forte aumento dello spread in coincidenza con tali dichiarazioni. Il risultato è che famiglie e imprese oggi pagano tassi di interesse più alti”.

 

“L’avvicinarsi della fine del Qe non ha una stretta relazione con l’aumento dello spread. Noi compriamo bond sovrani da tutti i paesi” dell’Eurozona “ma non dalla Grecia i cui titoli non hanno i requisiti per essere acquistati dalla Bce. Eppure ultimamente lo spread tra bond greci e italiani si è ridotto sebbene stiamo comprando titoli italiani”, ha aggiunto Draghi. “Questo dimostra che si tratta” di un fenomeno “locale che non dipende dalla fine del Qe”.

 

Fondo monetario, Bce, Unione europea si erano mossi all’unisono ieri con le loro raccomandazioni all’Italia. Un vero e proprio accerchiamento della Troika intorno a Roma. “Ci manca solo la Nasa”, ha obiettato Luigi Di Maio su Facebook. Ma in attesa che perfino l’Agenzia spaziale americana si pronunci, è stata addirittura la Nato a farsi sentire, visto che – di fronte alle intenzioni espresse dallo stesso leader M5S di ridurre “la spesa militare inutile” di 500 milioni – ha sollecitato tutti gli alleati, “Italia inclusa”, a rispettare l’obiettivo di spendere per la difesa il 2% del Pil. Il primo attacco è ieri arrivato proprio dal Fmi che ha definito la direzione presa dall’Italia “opposta” a quella suggerita.

 

Senza riferimenti diretti a quello che è anche il suo Paese, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha invece ricordato che per gli Stati ad alto debito pubblico “la piena adesione al Patto di stabilità è fondamentale”. Un richiamo reso ancora più esplicito da Jean Claude Juncker, secondo cui l’Italia “non rispetta la parola data”. Parole che ha potuto ascoltare in prima persona Giovanni Tria, che ha voluto rassicurare sul calo del debito e sui titoli di Stato italiani, nello stesso giorno in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato le banche estere.

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