Dopo l’appello delle imprese e l’apertura da parte del ministro dell’Economia Gualtieri, il ricorso ai 37 miliardi del Meccanismo europeo di stabilità torna in primo piano nell’agenda dell’esecutivo
di Andrea Carli
1 giugno 2020
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Il messaggio inviato dalle associazioni datoriali a Governo e parlamento in un comunicato congiunto nel quale hanno messo in evidenza la necessità di utilizzare subito tutte le risorse Ue (e quindi anche quelle del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità), e l’apertura del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri («valuteremo tutte le risorse disponibili – ha detto in un intervento a In mezz’ora su RaiTre – siano esse del Mes o di Sure. Valuteremo le più convenienti per il Paese» ) ha riposto il tema dell’accesso al Fondo Salva Stati in cima all’agenda politica dell’esecutivo e delle forze politiche di maggioranza.
L’esigenza di nuove risorse prima di agosto
Il quadro complessivo è caratterizzato dalla mancanza di risorse per far fronte alle misure più urgenti e, quindi, con la necessità di fare nuovo deficit o anche, appunto, ricorrere al Mes. Perché i 172 miliardi che all’Italia potrebbero arrivare dal Recovery Fund danno corpo a progetti ambiziosi e appetiti che l’emergenza Covid-19 aveva spento. Ma la fetta maggiore delle risorse, su cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrà ancora duramente trattare in Europa, è destinato ad arrivare nel 2021. Mentre ogni giorno si fa più evidente che nuove risorse serviranno prima di agosto, per tamponare le falle di un’economia provata dal Coronavirus. Tanto che emerge già la possibilità che il governo chieda un nuovo scostamento di bilancio, per approvare in deficit un altro decreto economico. Come finanziare nuovi ammortizzatori sociali? Come sostenere il lavoro quando scadrà il blocco dei licenziamenti? Sono temi di oggi, non di dopodomani.
Pd e Iv a favore del ricordo al Mes, M5s frena
In questo scenario si inseriscono i 36-37 miliardi del Mes da usare per spese sanitarie che potrebbero arrivare all’Italia se ne facesse richiesta. Proprio in questo ambito le posizioni divergono. Pd e Iv sono in pressing su Conte e il M5s per usare il budget subito. Anche Leu frena, nella convinzione che si tratti di una trappola ben congegnata. La maggioranza dei Cinque Stelle concorda con la linea espressa dal capo politico Vito Crimi: le risorse del Salva Stati rimangono un prestito, e quindi non va utilizzato. Il tema resta quello dello spauracchio dell’arrivo della Troika, modello Grecia, nel caso in cui si andasse in quella direzione. Sul Mes, ha sottolineato Crimi, «non può esserci un vincolo di maggioranza». Quanto invece a Conte, la posizione espressa dal capo del governo è: sul ricorso al Mes si valuterà e sarà il parlamento a decidere se servirà. Ma il voto parlamentare potrebbe fornire l’occasione alla fronda anti-Meccanismo europeo dei Cinque Stelle per esprimere il suo dissenso e mettere a rischio la tenuta dell’esecutivo. Il momento della decisione potrebbe cadere dopo il Consiglio Ue del 19 giugno, quando si capirà meglio che piega prenderanno le discussioni sul Recovery Fund.