Nonostante la frenata di Conte il ministro dell’Economia punta ad attivarlo per coprire uscite già in bilancio. Speranza invece vorrebbe utilizzarlo per nuove spese in Sanità
di Gianni Trovati
Nonostante la frenata di Conte il ministro dell’Economia punta ad attivarlo per coprire uscite già in bilancio. Speranza invece vorrebbe utilizzarlo per nuove spese in Sanità
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Con altri 25 miliardi di deficit il Mes diventa cruciale per evitare problemi alle casse dello Stato. Suona così, a quanto risulta al Sole 24 Ore da più fonti, il concetto spiegato dal ministro dell’Economia Gualtieri ai capidelegazione della maggioranza riuniti mercoledì sera per fare il punto prima del consiglio dei ministri che ha dato il via libera alla terza richiesta di scostamento. Ma in tarda mattinata dal Mef frenano: «In merito ad un retroscena del Sole 24 Ore e alle strumentalizzazioni politiche che ne sono conseguite, si precisa che il ministro Gualtieri non ha mai pronunciato le parole attribuitegli dal titolo del quotidiano e che ovviamente per il bilancio dello Stato non esiste alcun problema di cassa».
Con il Pd e Italia Viva il titolare dei conti italiani sfonda una porta aperta, da Leu il ministro della Salute Speranza è tornato anche ieri a premere spiegando a Radio 24 che «alla sanità sono necessari almeno 20 miliardi di finanziamento», e il suo ministero ha già preparato un piano che poggia anche sul Mes.
Il problema restano i Cinque Stelle, che freschi della performance europea del premier Conte tutto vogliono tranne che riaprire un dossier in grado di spezzare i loro gruppi parlamentari. Al tavolo il capodelegazione M5S, il ministro della Giustizia Bonafede, avrebbe chiesto di rimandare la discussione perché «oggi stiamo ancora festeggiando il Recovery Fund». Richiesta accolta anche da Dario Franceschini, che alle riunioni di governo guida i Dem. Ma l’attesa non potrà essere lunga.
Mes disponibile subito
Perché l’idea che l’aumento di 34 miliardi della quota di prestiti nella Recovery and Resilience Facility permetta all’Italia di fare a meno del Fondo Salva-Stati, tramontata in poche ore, poteva essere buona per il dibattito politico italiano. Ma fa a pugni con la realtà. Per ragioni facili da intuire quando dalla battaglia delle dichiarazioni si passa al pratico. Primo: il Mes è disponibile subito, mentre i prestiti del nuovo programma comunitario saranno concessi a rate e non partiranno prima del prossimo anno. Secondo: le condizionalità, in un’ottica ribaltata rispetto a quella che agita le polemiche domestiche.
I prestiti comunitari partiranno se i programmi nazionali supereranno l’esame di Comitato economico finanziario, Commissione e Consiglio europeo. Il Mes nella versione riscritta dall’Eurogruppo dell’8 maggio (anche su pressione italiana) chiede solo di essere destinato alle ««spese sanitarie dirette e indirette». Terzo: il Mes, e solo il Mes, aprirebbe la strada all’Omt, l’ombrello generale della Bce sui titoli a breve che potrebbe tornare utile a un Paese con la macchina delle emissioni di debito destinata a viaggiare a lungo a pieni giri.