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Mes, maggioranza ai ferri corti. Conte: strumento che rischia di dividere

emergenza covid-19

«Se si decide di non usare questi soldi, poi non si dica che mancano risorse», ammonisce il capogruppo democratico Graziano Delrio

di Nicola Barone

15 aprile 2020


Coronavirus e sostegno Ue, i quattro strumenti in campo

3′ di lettura

I Cinque Stelle non si smuovono dal rifiuto del Mes e il clima interno alla maggioranza segna un deciso raffreddamento. Se con Vito Crimi quello strumento rimane niente altro che «una fregatura», dal Pd più di una voce si è levata in suo favore portando di nuovo e con forza in superficie la spaccatura tra i due partiti che sostengono il governo. Con i bilanci pubblici stravolti dalla pandemia e molte delle imprese in ginocchio, il meccanismo di stabilità, rivisto al momento particolare, rappresenta per i dem (e il partito di Matteo Renzi) una opportunità da non lasciare al vento. Ma farvi ricorso implicherebbe una «cessione di sovranità» a danno futuro dei cittadini, ribatte il Blog delle Stelle.

Buffagni: «Perché dobbiamo farci da soli il cappio?»
Per il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni l’accesso al Mes pone «limiti grossissimi» in capo alle nuove generazioni. «Si tratta di ulteriore debito che verrebbe dato in cambio di alcuni limiti che sono previsti dai Trattati. Allora o si cambiano i Trattati, oppure sono solo parole. Noi abbiamo bisogno di uno strumento che permetta all’Italia e a tutta l’Europa di ripartire». Dunque non si capisce «perché dobbiamo farci da soli il cappio, con una corda che vogliono darci in un momento di difficoltà per strozzarci tra un po’ di tempo».

«M5S con Conte, servono nuovi strumenti»
Come più volte ribadito dal premier occorre un armamentario ad hoc per affrontare la crisi e il M5S si dice unito attorno a lui. Il Mes «non ha nessun beneficio reale per i conti pubblici anche perché, grazie al quantitative easing della Bce, il tasso di interesse dei titoli di Stato italiani resta oggi moderatamente basso» e inoltre, «non ha nulla a che fare con la solidarietà europea perché non prevede trasferimenti ma prestiti, cioè di fatto debiti che si aggiungono a quelli già in essere e che vanno ripagati con tagli ai diritti dei cittadini». E «non è uno strumento adeguato a combattere questa crisi che è simmetrica, colpisce tutti i Paesi membri e tutti i cittadini allo stesso modo».

«Sul Mes – ha ribadito il premier – sta lievitando un dibattito che rischia di dividere l’intera Italia secondo opposte tifoserie e rigide contrapposizioni».

Pd, senza condizioni è «possibile e utile»
Palazzo Chigi non è a rischio, si affrettano a far sapere dal Partito democratico. Sul merito tuttavia si allarga il solco con i grillini al capo opposto. «Bisogna evitare discussioni di mero posizionamento venale da ideologia che prescindono dal merito. L’Eurogruppo ha fatto un grande passo avanti facendo cadere il tabù della condizionalità e prevedendo un nuovo strumento incardinato sul Mes ma completamente diverso. La trattativa è in corso, ma se si confermerà senza condizioni, è uno strumento possibile e utile anche se non decisivo», taglia corto il viceministro all’Economia Antonio Misiani. D’accordo il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio secondo cui «se si decide di non usare questi soldi, poi non si dica che mancano risorse».

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