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Mes, vertici M5s contro le aperture del viceministro Sileri

l’italia e i fondi Ue

«Il Mes non è adeguato alle esigenze odierne dell’Italia, sia per quanto riguarda le risorse sia per quanto riguarda le modalità. Dobbiamo puntare sul Recovery Fund» ha detto il viceministro al Mise Stefano Buffagni. Dal viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri era arrivato invece un sostanziale via libera dal momento che in campo sanitario servono «20-25 miliardi rapidi per riforme» strutturali»

di Andrea Gagliardi

Mes e novità Ue, patto di stabilità ritorna solo dopo il Covid19

«Il Mes non è adeguato alle esigenze odierne dell’Italia, sia per quanto riguarda le risorse sia per quanto riguarda le modalità. Dobbiamo puntare sul Recovery Fund» ha detto il viceministro al Mise Stefano Buffagni. Dal viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri era arrivato invece un sostanziale via libera dal momento che in campo sanitario servono «20-25 miliardi rapidi per riforme» strutturali»

7 giugno 2020


3′ di lettura

«L’ho detto e lo ripeto, il Mes non è adeguato alle esigenze odierne dell’Italia (nonostante grazie al nostro lavoro sono cambiate una parte delle regole del suo funzionamento), sia per quanto riguarda le risorse sia per quanto riguarda le modalità. Noi come Paese, dobbiamo puntare, come diciamo dall’inizio, sul Recovery Fund che ci permetterà di investire cifre molto più sostanziose sui progetti che servono davvero all’Italia e agli italiani. Dobbiamo lottare per avere a disposizione prima questi miliardi». Lo ha detto, ospite di Otto e Mezzo, il viceministro al Mise Stefano Buffagni. In una giornata in cui fonti M5s ribadiscono tutta la contrarietà dei vertici a questo strumento («Sul Mes l’insistenza continua del Pd non scalfisce la posizione del M5s ma semmai rischia di ottenere come risultato quello di indebolire l’Italia in Europa. Invece di concentrarsi sul Recovery fund i dem spingono su un obiettivo meno ambizioso e più divisivo, finendo così per indebolire l’esecutivo e l’Italia. Sul motivo per il quale poi gli piaccia così tanto una forma di debito che conserva a tutt’oggi clausole in uscita, non è dato sapersi»).

Le aperture del viceministro Sileri
Eppure solo domenica 7 giugno si erano registrate delle crepe nel muro granitico dei Cinquestelle. Con le aperture esplicite del viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, che a SkyTg24 rispondendo a una domanda sul Mes aveva d: se sono soldi «senza vincoli e vantaggiosi, e anche in tempi rapidi, allora va bene. L’Italia ha dato tanto all’Europa. Non ci dimentichiamo che l’austerity e i tagli vengono tutti da lì quindi per ripartire è necessario un cambio di passo». E poi aveva aggiunto: «Mai come ora le sorti del nostro Paese, parlando del servizio sanitario nazionale, dipendono dalla burocrazia. Dobbiamo eliminarla per far rinascere il nostro Paese». In campo sanitario servono «20-25 miliardi rapidi (quelli garantiti dal Mes, ndr) per riforme strutturali»

Lombardi: no pregiudizi su Mes

Il via libera era arrivato in una giornata in cui si era registrata una mezza apertura anche da parte di Roberta Lombardi, capogruppo M5s della Regione Lazio, che in un’intervista al Corriere della Sera dichiara: «Il Mes? Odio le posizioni pregiudiziali. A oggi la fine delle condizionalità è scritta sulla sabbia. Ma se alla fine dell’iter fosse ratificato il cambiamento, si può pensare di esaminarlo in tutte le sue possibili implicazioni».

Le divergenze nella maggioranza

Sull’Europa, insomma le divergenze tra Pd e M5s (con i dem schierati a spada tratta a favore del Mes e Cinquestelle contrari) che sembravano iniziare ad attenuarsi, restano sul tappeto. Malgrado il pressing dem. «Dobbiamo puntare ad avere il miglior sistema sanitario d’Europa e del mondo, il Mes è fondamentale», è stato l’affondo del segretario Pd Nicola Zingaretti il 5 giugno sul Sole 24 Ore. Mentre il ministro della Salute Roberto Speranza, (Leu), sfruttando le lezioni apprese con l’emergenza Covid, come anticipato dal Sole 24 Ore, sta lavorando a un maxipiano da 20 miliardi per mettere una volta per tutte in sicurezza il sistema sanitario nazionale. Come? Attingendo ai fondi europei appena si renderanno disponibili: innanzitutto il Mes, che Bruxelles ha messo in piedi proprio per finanziare le spese straordinarie in sanità e per gli effetti «diretti e indiretti» del Covid e che per l’Italia varrebbe fino a 36 miliardi in forma di prestiti (a condizioni molto migliori di quelle di mercato).

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La cautela di Conte
I vertici M5s non avevano replicato a queste aperture esplicite in casa dem. Ma il Movimento ha sempre avuto una posizione contraria finora, concentrato com’è sul suo obiettivo principe: un Recovery Fund che abbia una tempistica veloce per la prima tranche di fondi, in linea con le richieste dell’Italia. Solo un mese fa il ministro degli Esteri Luigi Di Maio dichiarava: «Si parla di circa 30 miliardi del Mes per l’Italia, ma noi stiamo lavorando su un accordo per il Recovery Fund che vale tra i 1.500 e 2.000 miliardi. Quindi, se ci sarà un poderoso Recovery Fund, non ci sarà bisogno di nessun altro strumento». E il premier Giuseppe Conte ha sempre mantenuto una posizione cauta, di mediazione. In conferenza stampa a Palazzo Chigi il 3 giugno ha dichiarato a proposito del Mes,: «Quando avremo tutti i regolamenti li porterò in Parlamento e con il Parlamento decideremo. Ricordo che è un prestito, vanno valutate una serie di previsioni inserite nel regolamento»

Fonte

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