Resta da capire se la spaccatura che si è prodotta nel governo in sede di approvazione del Milleproroghe in Consiglio dei ministri si replicherà in parlamento
di Laura Serafini
Autostrade, De Micheli: sulle concessioni non faremo sconti
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È uno scontro senza precedenti quello sta prendendo forma tra il governo e Autostrade per l’Italia sull’ipotesi di una revoca della concessione che fa capo gruppo controllato dalla famiglia Benetton. Nella versione ultima del testo Milleproroghe, quello stesso che nei giorni scorsi era stato approvato dall’esecutivo “Salvo intese” e dunque passibile di ulteriori modifìche, compare una novità che rappresenta una risposta diretta alla missiva che Aspi aveva inviato al governo nei giorni di Natale, prospettando un recesso dal contratto di convenzione a seguito di modifiche del quadro normativo del settore.
La revisione del testo
La revisione del testo è visibile in due frasi finali aggiunte all’articolo del Milleproroghe che consente al governo di affidare direttamente ad Anas in via provvisoria la concessione revocata o decaduta, limitandone le possibilità di indennizzo del concessionario (da 23 miliardi a 7 miliardi secondo le stime). Nella parte in cui si dice «qualora l’estinzione della concessione derivi da inadempimento del concessionario» restringendo dunque le possibilità di indennizzo applicabili in base al testo della convenzione, si aggiunge «senza che possa operare per effetto della presente disposizione, alcuna risoluzione di diritto».
Niente indennizzo anche in caso di recesso
Viene espressamente esclusa, dunque, la possibilità che Aspi, avvalendosi dell’articolo 33 della Convenzione il quale consentirebbe il recesso a fronte di modifiche sostanziali introdotte con nuove leggi, possa decidere essa la restituzione della concessione ottenendone un adeguato indennizzo. A rafforzare la nuova disposizione normativa, nell’articolo si aggiunge che «l’efficacia del provvedimento di revoca, decadenza o risoluzione della concessione non è sottoposto alla condizione del pagamento da parte dell’amministrazione concedente delle somme previste dal citato articolo 176, comma 4».
Rischio impugnazione
La scelta dell’esecutivo di replicare ex legge a una lettera di Aspi espone però il governo al rischio di vedersi impugnare alla prima occasione la norma per incostituzionalità, visto che è facilmente dimostrabile come sia stata concepita per un soggetto specifico e non abbia una valenza universale. Resta da capire se la spaccatura che si è prodotta nel governo in sede di approvazione del Milleproroghe in Consiglio dei ministri si replicherà in parlamento, quando il decreto dovrà essere convertito in legge e se questa formulazione sarà in grado di reggere nel tempo.