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Moody’s, Pil Italia non oltre il 2% nei prossimi due anni

Secondo l’agenzia di rating l’Italia non ha approfittato del calo dei rendimenti. L’ex ministro delle finanze, Padoan: oggi ci vuole qualcosa di diverso dalla politica monetaria, ovvero uno stimolo fiscale che dovrà essere impresso dai governi perché «la politica monetaria ha già fatto tutto quello che poteva fare»

di Mara Monti

26 ottobre 2019


 

3′ di lettura

MATERA – Dallo scenario dei tassi negativi «bisogna uscire» per evitare le ricadute su banche e risparmio, una situazione non sostenibile a lungo. Per l’ex ministro delle finanze, Pier Carlo Padoan, oggi ci vuole qualcosa di diverso dalla politica monetaria, ovvero uno stimolo fiscale che dovrà essere impresso dai governi perché «la politica monetaria ha già fatto tutto quello che poteva fare».

Lo spread italiano è sceso molto, ma si può fare di più. Secondo Padoan che ha parlato a margine del convegno dell’Andaf, l’Associazione dei direttori finanziari e amministrativi italiani, lo spread italiano è sceso molto, ma può scendere ancora «moltissimo». Tuttavia, gli spazi di manovra «sono molto stretti» mentre ci sarebbe bisogno di «una strategia di riforme strutturali più dinamiche e complessive. Siamo in una fase di passaggio e il governo si sta muovendo verso la giusta direzione. Per l’Italia penso che il giudizio debba essere stabile con outlook positivo».

L’Italia non ha colto l’occasione dei bassi tassi di interesse. Se lo spread dei titoli di Stato italiani è sceso moltissimo dagli anni della crisi, tuttavia l’Italia non è stata in grado di cogliere l’occasione favorevole come hanno fatto altri paesi ,vedi Spagna e Grecia. Ne è convinto l’economista e analista dell’agenzia di rating Moody’s, Thomas Sgouralis secondo il quale «il calo dei rendimenti dei titoli di Stato italiani a partire dal secondo trimestre del 2011 si è attestato al minimo storico negli ultimi 7 sette anni, ma ciò non ha avuto l’impatto previsto sul debito pubblico. Il quale nello stesso periodo è aumentato del 16%, dal 116% al 135%».

Il motivo principale secondo l’economista dell’agenzia di rating, è dovuto alla crescita del Pil «che è stata inferiore al rendimento dei titoli di Stato a 10 anni. Questo è un paradosso perché l’Italia è tra i principali Paesi industrializzati al mondo, ma la crescita media annua dal 2011 in poi è stata solo dello 0,1%».

La crescita di Pil non andrà oltre il 2%. Secondo Moody’s, non è un caso che la Commissione europea abbia criticato la manovra finanziaria del governo italiano. «La Commissione europea si attendeva una manovra finanziaria con il deficit in calo dello 0,6% nel 2020, oggi viene previsto un aumento del deficit dello 0,1%. È inaccettabile che il disavanzo cresca in misura illimitata». Secondo Moody’s, «l’Italia ha bisogno di riforme strutturali, ma lo spazio di manovra è molto stretto. In questo scenario non prevediamo una crescita del Pil superiore al 2% nei prossimi due anni» .

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