Un ventenne di oggi, che snobba pure Facebook e si rifugia in Snapchat per sfuggire alle richieste d’amicizia dei genitori, probabilmente non ha la minima idea di cosa sia Myspace. Chi è nato a cavallo del 1980 e fa parte di quella categoria demografica che viene ora definita Xennials (a metà tra la Generazione X e i Millennials) lo ricorderà invece benissimo. E ricorderà anche quando era la rete sociale più utilizzata del mondo, prima di essere surclassata da Facebook nel 2008 e poi ridotta a un fenomeno marginale.
Gli “Xennials” sono l’ultima generazione cresciuta senza internet e che ha visto la rete svilupparsi negli anni della sua espansione, vivendo da protagonista tutte le sue maggiori rivoluzioni: dall’avvento delle chat irc al boom dei forum, dall’epoca d’oro dei blog (dei quali, per qualche motivo, è stato di moda vaticinare l’imminente morte fino a qualche tempo fa) all’avvento dei social network. Un settore dove per alcuni anni Myspace fu il leader indiscusso, tanto da essere acquistato dalla NewsCorp di Rupert Murdoch un attimo prima del repentino declino causato dall’inarrestabile avanzata di Facebook.
Era su Myspace che si condividevano foto, video e, soprattutto, canzoni. Poi, in modo lento e inesorabile, tutti capitolarono e cedettero all’impero di Zuckerberg. Ormai tutti stavano lì e Facebook era il posto dove essere se volevi essere su internet. Tra il 2009 e il 2010 quasi tutti quelli che utilizzavano Myspace come social network principale lo mollarono. Da quel momento, la piattaforma sarebbe stata utilizzata principalmente dai musicisti per promuovere il loro lavoro (e quante sono le star che devono la loro fortuna proprio a Myspace, dagli Arctic Monkeys a Lily Allen), prima di essere surclassata anche su questo fronte da alternative più funzionali, come Bandcamp o i servizi per l’ascolto in streaming come Spotify, e diventare pressochè irrilevante.
Anche per questo, in contrasto con l’eterno divenire di una homepage di Facebook, riaprire un vecchio profilo Myspace non aggiornato da un decennio è per molti ‘Xennial’ guardare la fotografia di una gioventù ormai tramontata, un’istantanea congelata nel tempo. O, almeno, lo era fino a oggi, che un trasloco verso nuovi server ha provocato la cancellazione accidentale di tutti i contenuti pubblicati fino al 2016. Milioni di file perduti in modo irrimediabile, giacché non era stato effettuato alcun backup. Milioni di ricordi in forma di immagini e musica finiti nell’oblio in un attimo. Un colpo di spugna improvviso che non ha nemmeno dato tempo di intervenire agli archeologi del web, come coloro che stanno salvando i gigabyte di dati archiviati su Google Plus, che ad aprile chiuderà definitivamente i battenti.
La conferma arriva solo oggi ma l’errore di migrazione risale a oltre un anno fa, quando i primi utenti avevano iniziato a lamentare l’impossibilità di accedere ai vecchi contenuti. A sparire sono stati 50 milioni di Mp3 di 14 milioni di artisti, che già nel 2013 erano stati costretti a ricostruire le loro comunità da zero a causa di un disastroso rilancio della piattaforma che aveva fatto piazza pulita di tutti i messaggi di testo lasciati dai fan, un passaparola virtuale a cui molte band devono fortuna.
Ora lo zoccolo duro di utenti che era rimasto legato a Myspace, acquistata intanto da Time Inc nel 2016, si domanda le ragioni di tanto pressappochismo. “Dubito fortemente si sia trattato di un incidente”, ha scritto l’esperto Andy Baio, citato dal Guardian, “una palese incompetenza sarà pure cattiva pubblicità ma suona sempre meglio di ‘non volevamo farci carico dello sforzo e del costo della migrazione e dell’hosting di 50 milioni di vecchi Mp3’ “. Per tanti trenta-quarantenni di oggi, è un pezzo della propria storia cancellato in modo repentino e irreversibile, quasi una metafora della maturità ormai sopraggiunta. Errore o menefreghismo, per chi crede nei simboli è stato forse giusto così.
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