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Pace fiscale, tre condoni in scadenza ma è già corsa alle nuove sanatorie

Tre sanatorie in scadenza. Il 31 maggio è l’ultimo giorno per aderire alla definizione agevolata di pvc (processi verbali di constatazione), liti pendenti ed errori formali. Ma il dibattito politico dopo il successo leghista alle elezioni europee è già spostato su un nuovo perimetro della pace fiscale. Con un ritorno dell’idea di un saldo e stralcio anche per le imprese (progetto caro all’ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri). Ma anche con il progetto (già messo nero su bianco con un emendamento del Carroccio al decreto crescita ora in corso di conversione alla Camera) di riapertura dei termini della rottamazione-ter delle cartelle e del saldo e stralcio per i contribuenti persone fisiche che non sono riusciti a presentare la domanda di adesione entro lo scorso 30 aprile.

Niente ritorno (per ora) al condono del 20%
Intanto, nel confronto politico post elettorale il sottosegretario all’Economia sempre della Lega, Massimo Bitonci, per ora ha spento sul nascere il tam tam iniziato su una riproposizione del condono del 20% su cui la maggioranza gialloverde aveva fatto marcia indietro nella conversione del decreto fiscale dello scorso autunno: «Al tavolo economico della Lega non si è parlato di alcun condono e non c’è alcuna possibilità di ritornare alla dichiarazione integrativa speciale».

Nuova finestra per la rottamazione-ter

Bitonci ha, invece, tenuto a precisare che «nel decreto crescita verrà proposta la proroga dei termini di scadenza del provvedimento» della rottamazione delle cartelle. Come già anticipato su queste colonne, la versione dell’emendamento leghista presentato al Dl crescita prevede la possibilità di presentare le istanze per rottamazione-ter e saldo e stralcio (la sanatoria limitata alle sole cartelle per omessi versamenti e riservata ai contribuenti in difficoltà economica con Isee fino a 20mila euro) fino al 31 luglio. Nello specifico della rottamazione-ter, si potrebbe versare in un’unica rata entro il 30 novembre o in un massimo di 17 rate consecutive la prima delle quali (pari al 20% dell’importo complessivo dovuto) in scadenza sempre entro il prossimo 30 novembre.

Ora si tratterà di attendere i prossimi sviluppi parlamentari per capire se i voti della maggioranza nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera convergeranno tutti su questa ipotesi di riapertura e quindi daranno il via libera alla nuova finestra così come delineata dall’emendamento. Emendamento che prevede anche che saranno ritenute valide le domande presentate dopo il 30 aprile 2019 e fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto crescita.

Gli ostacoli al saldo e stralcio esteso anche alle imprese

L’altro tema su cui si è riacceso il dibattito dopo le parole pronunciate dal leader leghista Matteo Salvini è l’estensione del saldo e stralcio anche alle imprese: «Ci sono 1,7 milioni di adesioni alla pace fiscale, con la rottamazione-ter e saldo e stralcio che vorremmo estendere anche alle società e alle imprese: estenderli alle imprese porterebbe una caterva di miliardi. Speriamo che non ci siano no pregiudiziali».

Gli ostacoli da superare potrebbero essere di due tipi. Valutare se sia davvero una misura in grado di portare più gettito e che a conti fatti non comporti , invece, un’esigenza di copertura. Addirittura per il saldo e stralcio ora in vigore le previsioni contenute nella relazione tecnica all’ultima manovra sugli anni su cui si articola la sanatoria parlano di un costo per l’Erario di 487 milioni. Se fosse così anche per la versione delle imprese, bisognerebbe trovare risorse per finanziare la misura.

L’altro ostacolo è legato poi agli indicatori a cui ancorare lo stato di difficoltà per le imprese, visto che non c’è qualcosa di simile e di sintetico come l’Isee utilizzato per le persone fisiche e che quindi consenta ad agenzia delle Entrate-Riscossione di poter procedere ai calcoli senza troppe difficoltà operative. Il progetto che Siri aveva raccontato al Sole 24 Ore del 21 ottobre scorso prevedeva che le società potessero aderire se i debiti complessivi fossero superiori al 20% del valore della produzione, inoltre l’indice di liquidità alla fine dell’anno precedente non avrebbero dovuto superare lo 0,8.

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