Formaggi, salumi, vini con nomi improbabili che strappano il sorriso. I danni alla nostra economia agroalimentare sono però evidenti e Coldiretti chiede maggiori tutele, che farebbero decollare i fatturati
Roma – Il cosiddetto Italian sounding , l’assonanza in lingua straniera con il nome di un famoso prodotto italiano, colpisce in misura diversa tutti i prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti. “In realtà – precisa Coldiretti – a differenza di quanto avviene per altri articoli come la moda o la tecnologia, a taroccare il cibo italiano non sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi, a partire proprio dagli Stati Uniti e dall’Australia”.
In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono i formaggi, in particolare Parmigiano Reggiano e Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tutti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina.
Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore, come pure gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti. “Dal bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al kressecco tedesco, ma anche il Barbera bianco prodotto in Romania e il Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense sono invece – conclude la Coldiretti – solo alcuni esempi delle contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori piu’ prestigiosi“.
A preoccupare soprattutto è la nuova stagione degli accordi commerciali bilaterali inaugurata con il Canada (Ceta) che per la prima volta nella storia dell’Unione europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele.
Una strada che è stata poi il riferimento degli accordi conclusi successivamente con Giappone, Singapore e Messico che hanno tutelato una percentuale residuale dei prodotti tipici nazionali. “pesanti possono essere invece – precisa Coldiretti – gli effetti del negoziato in corso con i Paesi del Sud America (Mercosur) dove la produzione locale del falso e’ tra i più fiorenti del mondo”.
“E’ inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “all’estero sono falsi più di due prodotti alimentari di tipo italiano su tre e le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero più che triplicare se venisse dato uno stop alla contraffazione alimentare internazionale”.
L’Italia ha raggiunto nel 2017 il record dell’export agroalimentare con un valore di 41,03 miliardi e con maggior tutele i numeri sarebbero davvero importanti.